di Franco Ordine
D a molti anni, troppi, ci tormentiamo e ci dividiamo intorno alla sagoma e al talento bislacco di Mario Balotelli. Durante l'Europeo del 2012 ci fece innamorare con quelle due sberle rifilate sulla schiena della Germania: tornammo da Kiev, sede della finale con la Spagna, convinti d'aver perso contro i più forti, ma consapevoli d'aver trovato una miniera di gol. È stato un fuoco fatuo. Il mondiale brasiliano ha chiuso la carriera azzurra di Mario e del suo compare Cassano e persino un precettore come Conte, capace di addomesticare i cavalli matti, rinunciò alla tentazione di portarselo in Francia. Non aveva nei ranghi CR7, gli preferì Pellè. Adesso che il club Italia sta per ripartire dall'anno zero dopo l'apocalisse firmata Ventura, Balotelli è tornato tra noi al termine di un'estate piena di foschi presagi. Si è offerto inutilmente al Napoli, alla Roma, persino il Marsiglia di Garcia ha risposto no, grazie e perciò ha dovuto accontentarsi di restare a Nizza per non finire in Cina.
All'alba della nuova stagione azzurra, questa è la prima rischiosa scommessa di Roberto Mancini. Il neo ct è colui il quale conosce meglio il ragazzo e il calciatore con cui ha avuto in passato uno scontro ravvicinato di tipo fisico. Può usufruire, come collaboratore, della presenza di Lele Oriali, carico dell'esperienza vissuta ad Appiano Gentile. Sono i due garanti dell'operazione che ha una sola via d'uscita: o il giovanotto, ormai 28 enne, mette testa a partito, oppure è destinato a uscire definitivamente dal club Italia. Impossibile chiedergli, a questa età, di diventare calciatore a tutto tondo.
Max Allegri, ai tempi di Milanello, ne tratteggiò le caratteristiche: «Lui gioca per tirare in porta». Non è funzionale a qualche schema ma solo a esaltare la propria, indubbia qualità balistica. Con Insigne ha realizzato un sodalizio umano oltre che tecnico che potrebbe tornare utile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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