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Sei anni senza trionfi e l'Italia sta a guardare

Stasera riparte la Champions con le big Il nostro calcio segna un record negativo: dal 1961 mai un digiuno così lungo

Sei anni senza trionfi e l'Italia sta a guardare

Ripartono le coppe, e allora? Non sono più affari nostri, è roba riservata a spagnoli, inglesi, tedeschi, francesi. Anche quest'anno è un buco nell'acqua. La Champions League la conosciamo, c'è un terzetto di squadre marziane, fuori dalla nostra portata. L'Europa League, invece sarebbe un trofeo possibile. Se non fosse che la usiamo per far felici i rincalzi. Ecco i risultati. Magari agli italiani di oggi frega poco. Ma sono ben sei anni (dal mitico triplete interista) che non vinciamo un fico secco sia a livello di club che di nazionali. Niente. Il precedente record negativo era un quinquennio, quello passato dalla coppa Uefa della Juve nel '77 al Mundial spagnolo dell'82 (vedi grafico qui accanto) e mai superato a partire dal 1961, l'anno del primo successo italiano nelle coppe europee (la Fiorentina in coppa Coppe e la Roma in quella delle Fiere, la nonna dell'Europa league). Naturalmente lasciamo stare i due mondiali anteguerra che è preistoria. E così l'Italia dello stellone, dei bandieroni al balcone, delle difese inpenetrabili (che ricordi), dei Trapattoni che ogni tanto racimolava qualcosa è diventata una nazione normale. Come il Portogallo, come la Grecia che vince ogni morte di papa, se va bene. E come il Belgio che dovrà dimostrare di meritarsi la leadership nel ranking Fifa. Nè una coppa, neanche una coppetta. Mitropa e Angloitaliano non ci sono più.

Non se ne sono accorti i giovani, perché tanto quello che conta per loro è il campanile della seie A (i dati d'ascolto della nazionale sono sconfortanti) e la «zona» Champions, solo la zona però. E allora vai con le pacche sulle spalle e i «ci abbiamo provato». Sei anni sono un'onta per chi, assieme a brasiliani e tedeschi, era solito dettare la linea non solo con gli allenatori. Difficile trovare un periodo così difficile nella storia del calcio italiano, forse gli anni Cinquanta del post-Superga. Dal triplete Mourinhano (che di italiano aveva poco o nulla) a oggi, neanche un trofeo. Tutta colpa nostra? Proprio tutta no. L'aria che tira la dobbiamo all'avvento della nuova Spagna, quelli che ti pressano col portiere e che se la passano centinaia di volte. Una versione aggiornata del calcetto. Vincono sempre. Spagna che tra nazionale, Real, Siviglia e Barcellona ha lasciato le briciole. E noi, tra finale europea del 2012 (quella che avrebbe dovuto consacrare Balotelli...), e la scorsa finale di Champions contro questo Barcellona ne sappiamo qualcosa. Metti pure che ce li ritroviamo sempre di fronte.Li abbiamo affrontati recentemente nella loro versione alternativa gli spagnoli, in un'amichevole che di amichevole non ha più nulla da quando esiste il malefico ranking. Ormai se non vinci retrocedi nei bassifondi della classifiche e vieni trattato male ai sorteggi. Il dimissionario Conte ne sa qualcosa. Sei anni di magra sono un record che, in teoria, potremmo anche cancellare (col bonus) vincendo gli Europei in Francia. Magari battendo in finale le furie rosse. Opzione che, francamente, non passa neanche per la capa del più ottimista tifoso della nazionale.

Posto che ne esista ancora uno.

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