Seleçao formato Tite con Neymar rivisitato

Il ct chiede meno fronzoli e più assist alla sua stella. Per cancellare il «Mineirazo»

Seleçao formato Tite con Neymar rivisitato

Marcello Di Dio

Condannato a vincere dopo lo sprofondo di quattro anni fa, quando a Belo Horizonte la Seleçao scrisse una delle pagine più nere della sua storia con il 7-1 incassato dai futuri campioni della Germania. Oggi il Brasile superfavorito si presenta con un ct, Adenor Leonardo Bacchi meglio conosciuto come Tite, che dal 2016 ha raccolto il testimone da Dunga, azzerando tutto, prendendosi il pass mondiale per primo (Russia padrona di casa a parte) dopo che la truppa era precipitata al sesto posto nel girone di qualificazione sudamericano e soprattutto accantonando l'etichetta del jogo bonito, trasformando l'estro dei suoi giocatori in pragmatismo. A cominciare da Neymar, stella indiscussa del gruppo che si è definito «il miglior calciatore del pianeta, perchè Messi e Ronaldo sono di un altro pianeta». L'argentino ha avuto un debutto shock, il portoghese si è preso a 33 anni e 4 mesi il primato di giocatore più anziano a segnare una tripletta al Mondiale, O' Ney vuole essere subito protagonista.

A lui Tite ha chiesto meno finte e dribbling e più assist e finalizzazioni. Non a caso con questo ct, la punta del Psg ha giocato a sinistra nel tridente d'attacco dove il centravanti è Gabriel Jesus, con il divieto di svariare a piacimento su tutta la trequarti. Superato l'infortunio al metatarso, rinfrancato da Tite - stupito dal suo veloce recupero - che lo ha tranquillizzato sul fatto che lo avrebbe aspettato fino all'ultimo in vista delle convocazioni, ha già regalato due perle nelle amichevoli premondiali con Croazia e Austria: «Mi marcheranno duro, ma sono abbastanza maturo per affrontare queste situazioni senza problemi».

Sarà un Brasile formula 4 dalla cintola in su, ma con una difesa comunque solida (5 i gol incassati dalla Seleçao nelle 21 gare della gestione Tite che vanta 17 vittorie e un solo ko) con Alisson che sta per prendersi la maglia del Real Madrid dopo la grande stagione alla Roma e l'esperto interista Miranda, E poi l'idea, mutuata dal periodo d'oro del Corinthians dove lanciò Paulinho (ora al Barcellona dopo l'esperienza in Cina): senza l'ex juventino Dani Alves fatto fuori da un infortunio, fascia di capitano a girare (16 giocatori diversi con i «galloni» finora).

Compreso Neymar, che due anni fa era ancora riluttante all'idea ma che ora ha imparato a controllarsi e a non reagire alle provocazioni. Stasera contro la Svizzera, imbattuta nelle partite d'esordio delle sue ultime 4 partecipazioni, toccherà probabilmente a Marcelo, poi chissà.

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