Il senatore Pacquiao sul ring a 40 anni riprende il mondiale

Il senatore Pacquiao sul ring a 40 anni riprende il mondiale

Lo aveva detto alla vigilia: «Sono pronto, sono motivato e ho tanta fame». Detto, fatto. E a quarant'anni, che compirà ad ottobre, si è preso il Mondiale. Manny Pacquiao, il campione infinito della boxe, non smette di stupire. Ancora una volta Pacman, che per preparare la sfida mondiale ha lasciato momentaneamente la carica di senatore, l'ha combinata grossa. Sì, proprio così. Perché il filippino di anni trentanove ha dominato ieri il match dell'Axiata Arena di Kuala Lumpur, strappando la corona dei pesi welter Wba in possesso dell'argentino Lucas Matthysse, uscito sconfitto per ko tecnico alla settima ripresa. Insomma, come il buon vino Pacquiao sembra migliorare con il tempo. Un fuoriclasse della noble art, capace di accaparrarsi il 60° successo, l'ultimo di una carriera longeva e infinita cominciata ventitré anni fa fino a renderlo il personaggio più influente delle Filippine; nonché un eroe nazionale, tant'è che il presidente del suo Paese, Rodrigo Duterte, è volato fino a Kuala Lumpur per assistere al match del suo connazionale.

In Malesia, Pacquiao ha letteralmente dominato la sfida mondiale: per tre volte, infatti, è riuscito a spedire al tappeto l'argentino Matthysse. «Era da tanto che non vincevo così, sono sorpreso di averlo buttato giù così presto», il commento a caldo del filippino, al primo successo per ko dal 2009. «Sono tornato, sono ancora qui», il messaggio lanciato da Manny.

Che a parte alcune uscite a vuoto, come la frase contro gli omosessuali, che Pacquiao ha paragonato agli animali salvo poi ritrattare, resta un idolo della gente, lui che è passato dall'estrema povertà alla gloria. «Faccio il pugile per far divertire la gente e combattere la povertà», è il suo mantra. Avversari avvisati.

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