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Sette meraviglie nell'Italia di Ventura ma l'Atalanta sogna di tornare in Europa

In tanti nello stage azzurro. Oriali: "Gasp? Non si lamenti, premiato il suo lavoro"

Sette meraviglie nell'Italia di Ventura ma l'Atalanta sogna di tornare in Europa

È passato un quarto di secolo dall'ultima volta che l'Atalanta giocò in Europa: nel 1990-91 i nerazzurri arrivarono fino ai quarti di Coppa Uefa prima di arrendersi all'Inter di Trapattoni. C'era ancora Strömberg, c'erano Evair e Caniggia e quello fu il canto del cigno di una squadra che quattro anni prima arrivò alle semifinali di Coppa delle Coppe pur giocando in Serie B. Poi l'incanto svanì e la «Dea» - come la chiamano i suoi tifosi - tornò al suo normale cabotaggio fra salvezze tranquille e qualche retrocessione seguita da rapide risalite, l'ultima delle quali cinque anni fa subito dopo l'insediamento del nuovo presidente Percassi.

Tanti giovani lanciati nel grande calcio, un legame col territorio che ha pochi uguali in Italia, ma da allora più nessun sogno. Fino a qualche settimana fa. Perché dopo una partenza horror (4 sconfitte nelle prime 5 giornate) la squadra di Gasperini da fine settembre ha clamorosamente cambiato marcia, e la vittoria di domenica contro la Roma l'ha lanciata a un passo dalla zona Champions. Mai l'Atalanta era stata così in alto alla tredicesima giornata: se la media rimanesse questa i 25 punti attuali diventerebbero più di 70 a fine campionato, e per un club che al massimo ne ha fatti 52 significherebbe riscrivere la propria storia.

Ieri sette ragazzi italiani, sui 22 chiamati da Ventura per lo stage della nazionale, sono arrivati da Bergamo: Sportiello, Caldara, Conti, Gagliardini, Grassi, D'Alessandro e Petagna. Risultato pazzesco, se si considerano le difficoltà attuali dei nostri giovani. A Gasp la cosa ha dato persino fastidio perché lui pensa già al Bologna e alla sesta vittoria consecutiva (eguaglierebbe il record di Colantuono ottenuto nel 2014 proprio al Dall'Ara), ma come giustamente gli ha risposto Oriali «deve essere soddisfatto perché questo è un premio per il lavoro suo e della società». E intanto gli squadroni già mettono gli occhi addosso ai campioni di domani (Kessié piace all'Arsenal, Caldara alla Juve, Conti al Napoli) e pure a qualche vecchia conoscenza (la Roma pensa al «Papu» Gomez per gennaio).

Il futuro lontano da Zingonia può attendere, in questo momento tutta la truppa è concentratissima: sabato 3 dicembre l'Atalanta sarà di scena allo Juventus Stadium e i nerazzurri già ci pensano, se è vero che - come ha raccontato scherzando Gasperini - «qualcuno dopo le partite chiede il risultato della squadra di Allegri». D'accordo, forse lo scudetto è troppo, ma pensare all'Europa 25 anni dopo potrebbe non essere una bestemmia. Il Leicester ha dimostrato che nulla è impossibile e in giro per l'Europa non solo l'Atalanta ha preso spunto: in Francia il Nizza di Balotelli continua a guidare la classifica, in Germania il Lipsia è andato al comando scavalcando Ancelotti e in Spagna il Villarreal prova a tenere il passo delle big.

È un novembre di grandi sogni, e neanche i bergamaschi vogliono svegliarsi.

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