Silvio Gazzaniga, il papà della Coppa del Mondo: "Oggi vincono solo i soldi"

Ha disegnato, 40 anni fa, la madre di tutti i trofei. Si è emozionato per Tardelli e Maradona. Enon ha paura di entrare in tackle su nessuno

Silvio Gazzaniga, il papà della Coppa del Mondo: "Oggi vincono solo i soldi"

La madre di tutte le coppe è alta 36 centimetri, pesa 4970 grammi ed è tutta d’oro massiccio a 18 carati. Per la Fifa vale 300mila euro, ma la verità è che, come certe emozioni, non ha prezzo. A differenza della Rimet nessuno potrà averla per sempre: quando sulla base non ci sarà più posto per incidere i vincitori, diciassette in tutto, andrà in pensione. Cioè nel 2038. Silvio Gazzaniga, l’italiano che l’ha disegnata, ha 91 anni, vive a Milano, e conserva il modellino nello studio, accanto al ritratto della moglie Elsa. Per farla ci mise una settimana, vinse la concorrenza di 53 coppe alternative, e nel 1972, quarant’anni fa tondi, fu ufficializzata dalla Fifa. Non è la sua unica figlia: Gazzaniga ha disegnato anche la Coppa Uefa, la Supercoppa europea, la Coppa Europa Under 21. Ma nessuna al mondo è desiderata quanto la primogenita.

Cos’ha di bello la sua coppa?

«É una vera scultura. Ha forme, armonia, rilievo. Ma è anche un forte simbolo di gioia, di vittoria, di energia fisica».

Cos’ha da dire al mondo?

«Incarna il carattere universale dello sport che stringe il mondo tra le braccia».

La coppa più bella del mondo dopo la sua?

«Meglio stare zitto. Farei torto a qualche collega».

É quella che ama di più?

«Ho amato molte altre mie opere, forse più della Coppa del Mondo. Ma sono opere più intime, delicate, creative. Più imperfette forse».

Cosa le ha regalato la coppa?

«Poco perchè ero il direttore creativo dello Stabilimento Bertoni. Ma grazie a lei quella piccola impresa artigianale ha moltiplicato i posti di lavoro».

Una cosa che non le piace...

«Prima la coppa era il solo premio ed era fondamentale che fosse bella. Oggi nello sport il premio sono solo i soldi. E il bello conta meno».

Quante opere ha creato?

«E chi le conta più... Ho cominciato a 16 anni nel 1937. Neppure la guerra ha interrotto 74 anni di lavoro».

Ha mai distrutto qualche sua opera?

«Opere finite mai. Molte le ho sottovalutate però».

Il suo capolavoro?

«La Coppa che celebra i 150 anni dall'Unità d'Italia. Non so se è la più bella di sicuro è la mia ultima».

Quando l'arte diventa magia?

«Quando riesce a suscitare emozione e a diventare espressione eterna della cultura e dell'uomo».

Il più grande scultore di sempre?

«Michelangelo. La Pietà Rondinini anche incompiuta, ci mostra il suo genio».

Ha un motto?

«Quello di Leonardo: se sarai solo, sarai tutto tuo».

Lei ha mai vinto una coppa?

«Mai. Coppe e medaglie io le faccio, non le vinco...»

...e provato a fare il calciatore?

«Proprio no... Ero uno qualunque...».

A parte il calcio che sport le piacciono?

«Il ciclismo e lo sci. Qui si che ero davvero bravo...».

Ma lei per quale squadra di calcio fa il tifo?

«Sono milanesissimo. Inter o Milan indovinate voi...»

C'è un calciatore che le è sempre piaciuto?

«Il grande Meazza. Sarà un fatto di età...»

A chi le sarebbe piaciuto vedere alzare la sua Coppa?

«A Pelè. Anche se poi ha inaugurato i mondiali 2006 con la mia coppa in mano».

Come ha festeggiato le vittorie azzurre del 1982 e del 2006?

«In modo poco patriottico e un po’ narciso. Mi godevo la mia creatura bucare lo schermo in tv...».

La partita più bella?

«Affettivamente la finale mundial del 1982. Ma la semifinale prima tra Germania e Francia, cinque a quattro ai rigori, fu da infarto».

Il gol più bello...?

«Maradona che scarta tutti contro l’Inghilterra. É forse il gol più bello di sempre».

...il più emozionante?

«L’urlo di Tardelli».

Quando la sua coppa l'ha commossa?

«Nelle mani di Zoff nel 1982, poi ho cominciato ad abituarmi all'idea...»

La sua formazione ideale dal 1974 a oggi?

«Zoff, Cafu, Maldini, Matthaus, Scirea, Beckembauer, Zidane, Iniesta, Ronaldo, Maradona, Cruijff. Può funzionare?...»

Dica la verità, le piaceva la Rimet?

«Era una espressione molto bella del suo tempo, opera di un grande orafo dell'Ottocento e realizzata nel 1928. Avevo solo 7 anni».

Se le chiedessero di disegnare e la prossima coppa del mondo?

«Direi di no. La lascerei fare ai giovani perché sia genuina espressione della loro epoca, come la mia lo è stata della fine del Novecento e la Rimet dello stile dell'Ottocento. Magari chi la realizzerà oggi ha solo 7 anni...»

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