La sindrome provinciale delle milanesi

di Riccardo Signori

L'assetto internazional metropolitano nel quale risplende la città di Milano si scontra con quella Milano che tutti sapevamo davvero internazionale: la Milano del pallone, oggi ancora rinchiusa nel provincialismo di chi insegue e non, invece, di chi segna la strada.

La domanda più precisa, sebben ovvia, del mercato MilanInter dice: siete sicuri che acquistando giocatori da Cagliari e Sassuolo, Empoli e Sampdoria andrete lontano? Fra quanti anni pensate di raggiungere e superare la Juve, che sta inserendo altra qualità?

In sintesi: sveglia! Vero che i top club stanno ritrovando l'antica nostra chiave calcistica: se vuoi vincere parti da una grande difesa. Ed, infatti, la Juve si affiderà a De Ligt per tornare più salda, l'Inter ha acquistato un attempato e credibile corsaro (Godin), il Milan cercherà di ritrovare la bontà dei giovani, Roma e Napoli hanno messo qualche toppa. Nel trio difensivo l'Inter farà concorrenza ai Campioni (sebben Bonucci resti punto debole), sul resto sarà vita dura. Conte si è affidato a Barella, giovane scalpitante di belle speranze, ed al Sensi usato sicuro.

Però entrambi vengono dalla provincia: reggeranno l'urto? Basteranno? Probabilmente no. Un esempio: l'anno scorso Politano è stato dignitoso acquisto, ma vuoi mettere Cuadrado, Douglas Costa, Bernardeschi oltre al Chiesa atteso a Torino? Ai nerazzurri manca sempre un giocatore leader: personalità al potere. Vidal sarebbe un cerotto alla ferita. Senza dimenticare un attacco tutto da costruire e i tempi stringono. Peggio il Milan che si gioca l'alibi di una squadra da modellare, un allenatore e una dirigenza da valutare.

Se rischi di perdere un duello di mercato perfino per Veretout: che dire? Non si parla di Rakitic, per intendersi. Si diventa grandi con giocatori grandi, non con quelli bravini nelle piccole squadre. Dici Bennacer e pensi a Pirlo, Gattuso, Ancelotti, Rivera: da mettersi le mani nei capelli.

L'alibi del darsi tempo non esiste nel calcio moderno.

E, allora, solo la Juve può dare una mano alle milanesi: non riflettendo sul centrocampo o infilandosi nel vicolo cieco dello scontro tra le voglie di Cristiano Ronaldo e le idee di Sarri.

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