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Sofia è un work in progress che sorride

Goggia: "Dai, non va così male... E sento un'intera nazione che mi spinge"

Sofia è un work in progress che sorride

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Zaoshang hao, buongiorno Sofia. Goggia dà la sveglia e il suo primo mattino in discesa, dopo molti in salita, ha la gioia in bocca di chi è riuscito ad aprire un cancelletto di partenza per cui ha fatto gli straordinari, a 20 giorni dall'infortunio. Rispetto alla gara di discesa maschile, la pista Rock di Yanqing è spuntata della prima diagonale, ma nel finale proietta le ragazze velocissime nella zona del canyon, con punte di 130 km orari. E allora Sofia ci prova. «Dopo le cadute di Zauchensee e Cortina, era il mio primo training, non ho nemmeno fatto la sciata in campo libero sulla pista, quindi non era facile, ma sono tranquilla per aver lasciato indietro i dubbi». Goggia carica quando si fida, incide dove riesce. Al traguardo battito e fiato pulsano e si sciolgono in un largo sorriso: «Già vedere la scritta Beijing 2022 mi ha fatto ricordare che le olimpiadi sono il luogo dove si realizzano i sogni dei bambini e così sono contenta di essere almeno arrivata fin qui per provare a giocarmela».

Il suo dodicesimo tempo, fra curve da studiare e traiettorie da limare, è un rosso relativo: alcune ragazze hanno tirato perché la selezione interna in squadra era prevista alla prima prova; altre nazioni, come l'Italia, lo avranno fatto questa notte, nella seconda sessione al crono. Al G-day della discesa mancano due notti e Goggia prende le misure: «Ho cercato di concentrarmi sugli appoggi: quando li trovo e il mio corpo si trova in posizione ottimale, vado», ha spiegato al traguardo: «Certamente vorrei un gamba sinistra più prestante e ho un po' di dolore quando atterro dopo i salti, ma nel complesso dai! - non sono così lenta».

I medici della federazione le hanno dato l'ok, sostenendo, fin dall'inizio, questo come back dalla tempistica molto stretta. Fissandole del tape sul ginocchio, le avevano sussurrato di andare piano, di sondare il terreno. Coach Gianluca Rulfi le aveva perfino proposto di scendere con il sovra pantalone da training. «Come Fantozzi, no», scherza lei che, però, essendo azzurra di sci per davvero e non come nel film, ha promesso: «Freno io, dove serve». Contenta per l'amica Michela Moioli che è riuscita a prendersi una medaglia: «Pensavo vincesse, brava così».

Intanto su Pechino è calata la notte e per Sofia c'è tempo per qualche incursione sui social («spesso gli atleti vanno alle Olimpiadi con il peso di una Nazione sulle spalle. Io ci vado con il supporto, il sostegno e l'affetto della mia Nazione. Ci vado con il vostro amore...», scrive). Poi inquadra la mensa deserta fra box di plexiglass: «Laurà de matt!», mentre il suo fido ski man «El me Babi», va di lima e spazzola, non abbandonando la ski room nemmeno per cenare.

Work molto in progress: c'è ancora qualche discesa da fare.

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