A sorpresa rispunta Abete come presidente. E il calcio si trasforma in un gioco dell'oca

Proposto l'ex n°1 federale che diede le dimissioni nel 2014. Malagò contrario

A sorpresa rispunta Abete come presidente. E il calcio si trasforma in un gioco dell'oca

Roma - Quell'accordo mancato lo scorso 29 gennaio arriva con oltre cento giorni di ritardo. E partorisce un candidato che conosce bene la macchina federale per averla guidata già due volte. Cosimo Sibilia, Gabriele Gravina e Damiano Tommasi, i numeri uno della Lega Dilettanti, della Lega Pro e dell'Assocalciatori, un tempo rivali nell'urna e ora alleati di ferro, fanno un bel salto all'indietro e insieme a un programma condiviso (con il capo degli arbitri Nicchi e in attesa di coinvolgere la nuova governance della A e la B, mentre Ulivieri si è fatto da parte), mettono sul piatto il nome di Giancarlo Abete. Che ha superato la concorrenza dell'avvocato cassazionista Vito Cozzoli, inizialmente indicato dalla Lega Pro. Il vecchio che avanza, si direbbe. È lui, l'ex presidente Figc dimessosi dopo il fallimento del Mondiale brasiliano il 24 giugno 2014, l'uomo chiamato al capezzale di un calcio italiano sotto tutela di un commissario mai troppo gradito (Fabbricini) figlio dell'impasse elettorale di fine gennaio.

Il girotondo federale si chiude: due mondiali finiti al primo turno, uno addirittura saltato è il bilancio degli ultimi 8 anni della nostra Nazionale, il fulcro del movimento. E senza un governo né un progetto - persino il commissariamento non ha ancora prodotto risultati, nemmeno la nomina di un nuovo ct o l'introduzione delle seconde squadre - ora arriva il colpo a sorpresa. Che fa ripescare un «politico» dello sport di lungo corso, capace in passato anche di tenere a bada quel Claudio Lotito incontenibile in Figc e in Lega. E, secondo Sibilia, di «aggregare le varie componenti». Non un volto nuovo, però, come era negli auspici di chi sperava che il calcio voltasse finalmente pagina.

Il senatore di FI Sibilia, Gravina (che potrebbe essere il nuovo dg) e Tommasi (che vuole Maldini o Pirlo alla guida del Club Italia) chiederanno ora a Fabbricini di tornare al voto con una raccolta di firme, come previsto dallo statuto Figc, già il 6 agosto e nominare Abete, 67 anni, presidente-traghettatore fino al 2020, ovvero la fine del quadriennio olimpico. La figura di Abete non è certo gradita al Coni e a Giovanni Malagò che, in serata, farà sapere di ritenerla una candidatura «fatta senza tenere minimamente conto della Lega Serie A, che è il motore economico di tutto il movimento... Non do giudizi sulla persona ma è il metodo che trovo molto sbagliato». Il capo dello sport italiano, da sempre contrario a ricandidare un ex numero uno federale chiunque fosse, chiedeva infatti al calcio un soggetto nuovo che tenesse conto di tutte le componenti, soprattutto della Lega di A. Inoltre Abete (ex vicepresidente Uefa con Platini, ex membro di Giunta Coni, ora consigliere federale in quota Lega Pro) non è in rapporti idilliaci con il dg federale Uva e con il n°1 dell'Uefa Ceferin.

Una scelta indubbiamente coraggiosa quella di chi non vuole più il commissario che invece Malagò vorrebbe mantenere almeno fino a febbraio. Abete è sicuramente preparato, ha avuto il coraggio di dimettersi (cosa che in Italia è assai rara) ma potrebbe avere alcuni club di A contro, quelli legati di più al numero uno dello sport italiano. Anche se al momento il candidato conterebbe su una forza del 70 per cento nel sistema elettorale della Figc.

Probabile che Gravina e compagni tentino anche di stoppare l'assunzione di Mancini come ct (l'appuntamento decisivo è fissato per il lunedì 14 dopo la fine del campionato russo) in attesa che in estate

decida il nuovo presidente federale. Chiamato a fare quelle riforme di cui il calcio ha bisogno da anni. E chissà che, per la nostalgia del passato, magari non ci sia anche il ritorno di Prandelli sulla panchina azzurra...

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