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La storia dei cappellini e l'orgoglio degli inglesi

Raheem Sterling ha ricevuto il suo 66° cappellino. Impossibile per lui sfiorare la collezione di Beckham (115), Rooney (120), Shilton (125)

La storia dei cappellini e l'orgoglio degli inglesi

Raheem Sterling ha ricevuto il suo 66° cappellino. Impossibile per lui sfiorare la collezione di Beckham (115), Rooney (120), Shilton (125). Sono le presenze in nazionale, premiate con un cap, appunto un cappellino. Tutto ebbe inizio il 10 maggio del 1886 per decisione della Football Association: «...I calciatori che faranno parte della nazionale per le partite internazionali riceveranno come simbolo e premio un cappellino di seta bianca con una rosa rossa ricamata sul fronte...». Il copricapo, analogo a quelli indossati dagli studenti delle scuole (per render l'idea, portati da Qui Quo Qua, nipoti di Paperino di Disney), è in velluto di colore vario, diviso a spicchi segnati da passamaneria argentata, con un fiocco a frange in cima e lo stemma dei Tre Leoni (o delle altre federazioni, Galles, Scozia, Irlanda del Nord), riporta anche l'anno e la nazionale contro la quale ha giocato. A partire dal novembre scorso, per la ricorrenza delle mille partite disputate dalla nazionale, è stato deciso che ogni calciatore abbia un proprio numero identificativo sul cappellino, tenendo presente il numero 1 che appartiene a Robert Parker, portiere nella prima partita internazionale del 1872. Per la semifinale contro la Danimarca, tutti gli ex capitani dell'Inghilterra, con 50 e più presenze internazionali e vincitori della Coppa del Mondo 1966, sono stati invitati, anch'essi premiati con un numero e il cappellino. Viv Anderson, primo calciatore professionista nero a rappresentare l'Inghilterra a livello senior, partecipa anche in riconoscimento del suo ruolo importante nella storia della squadra. Senza genuflessioni.

Post scriptum: la federcalcio scozzese, ribadendo la tradizione, consegna un cappellino per ogni anno di presenza.

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