Super Mario senza Balotellate. La vecchia Juve avanti Pjanic

Super Mario senza Balotellate. La vecchia Juve avanti Pjanic

Ci voleva una balotellata per servire la festa. Magari per giocarsi la personale rivincita. Ma la Juve gli ha spiegato che non è cambiato molto da quando ha lasciato l'Italia. Senza Cristiano, ma con Balotelli a far le boccacce, la Signora ha lasciato correre la fantasia di Brescia ma non i punti in classifica. Difficile che il cambio CR7-Supermario sia valso il prezzo del biglietto: non certo per gli juventini che si sono ritrovati con portiere mani di burro dopo soli 4 minuti. E il rimboccarsi di maniche ha fatto riscoprire antiche qualità (leggi Dybala senza Ronaldo fra i piedi) e i soliti difetti.

Cerchi Balotelli al gol ma ci arriva Donnarumma, sarà il cognome che porta bene: c'è quello dalle mani buone ma questo ha i piedi buoni e il Brescia si inerpica in cima alla partita con un tiro saettante dopo una bella azione iniziata da Tonali. Sarà per lui che si è presentato Mancini in tribuna, ma tutti pensano al suo debole per Balotelli. Lo stadio bresciano è un festoso luna park. Mario si presenta a modo suo: passo ciondolante e dopo due minuti comincia la lotta teste calde con Bonucci. Il capitano juventino lo ferma con un fallo e Supermario a momenti manda al diavolo l'arbitro. Eccolo il marchio di fabbrica: un po' vittima, un po' provocatore ed allora arrivano falli, bottarelle, smanacciate mentre la Juve ansima innescando il solito frullatore sarriano inseguendo il gol che arriverà solo a fine primo tempo per una sfortunata deviazione di Chancellor.

Non c'è CR7 e Paratici sventola la protesta ronaldesca sull'ultima pulcinellata della federazione internazionale: «Bravo Messi, ma noi pensavamo che Ronaldo meritasse il premio Fifa». Ma non può essere questo tipo di Juve ad aiutare CR7 nella sua caccia ai trofei. Il Brescia gioca una partita di bella intraprendenza. Il primo tempo di Balotelli è in crescendo (la ripresa in eclissi), nel gioco e nella personalità, spedisce due inquietanti punizioni che dicono quanto il piede sia rimasto l'unico marchio di qualità che non invecchia mai. La Juve, invece, ha rispolverato l'attacco etichetta 2018 e se Dybala ha punzecchiato mica male, Higuain non ci ha preso con la mira. Poi la solita difesa io speriamo che me la cavo e dopo 4 minuti non se l'è cavata a mezzo tra riflessi moviola e inclinazioni da pollastri. Comunque meglio in assetto con Cuadrado, subentrato a Danilo. Infine il centrocampo new deal con Rabiot e Ramsey che ha brillato a sprazzi: qualche buona conclusione e il portiere del Brescia a rovinare sorrisi. Il fattore R2 è una speranza più che una certezza: quei due non sempre determinati e determinanti.

Poi, certo, la Juve è costruita per vincere, il Brescia può solo salvarsi e la vecchia guardia bianconera, altro che new deal, tien botta ancora.

La crescita di Dybala un segnale, le occasioni sprecate da Higuain e dal numero 10 un avvertimento: fin alla punizione calciata dalle Joya e spedita come un missile in gol da Pjanic sulla ribattuta della barriera. Tutto come un deja vu. Anche i colpi a salve di Balotelli.

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