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Testacoda mondiale Serve un miracolo dalla fine del mondo

Vale oggi, ore 14, qui nello stadio di Valencia, scatterà dalla fine del mondo. In tutti i sensi. Ultimo per la penalità. Ma anche ultimo per l'umore: perché è caduto quando provava d'orgoglio a dire in pista «visto cosa mi hanno fatto, sarei stato lì a giocarmela

Testacoda mondiale  Serve un miracolo  dalla fine del mondo

La sedia, il tavolino, il microfono. Poco a lato il mondo transennato dietro a dei tramezzini. L'hospitality Yamaha sembra un autogrill il primo di agosto. Linda, la fidanzata del Vale, se ne sta accanto a un frigo. Papà Graziano Rossi seduto su una seggiola affondata nel muro di gente. I vip Yamaha e i vip di Tavullia sono più o meno tutti qui. Poi, quando il clima è ormai da prima della Scala con tanti visoni, ecco lui: il Vale atteso all'impresa come un Papa dopo la fumata bianca. Francesco disse di venire «dalla fine del mondo» e Vale oggi, ore 14, qui nello stadio di Valencia, scatterà dalla fine del mondo. In tutti i sensi. Ultimo per la penalità. Ma anche ultimo per l'umore: perché è caduto quando provava d'orgoglio a dire in pista «visto cosa mi hanno fatto, sarei stato lì a giocarmela». Invece 12° tempo. E Jorge Lorenzo terribilmente primo. Stesso talento, stessa moto, altra persona.Applausi. Sedia, tavolino e microfono non sono più soli. Arriva Vale. Sembra l'atterraggio di un volo low cost. Applausi della gente dietro i tramezzini. Non succede mai, ma qui nello stadio di Valencia sono saltati schemi e marcature. Gli applausi finiscono e il Vale finalmente parla. «La giornata era iniziata bene, ero piuttosto veloce». Piuttosto? Era un missile, stabilmente nelle zone alte, correva da paura. Faceva paura. «Poi la temperatura si è alzata e le cose sono cambiate.

Ora dovrò essere veloce da subito, recuperare rischiando il giusto. Sarà dura e non dipendo solo da me».La caduta. Vale ne parla quasi fosse un fatto marginale. Non lo è. Cacchio, non lo è proprio. È il segno del nervosismo, è il prosieguo dei nervi a mille da quel fottuto giovedì malese. «Ma il pugno l'ho preso in Australia, il resto è conseguenza», ribadisce. L'Australia di Marquez che duella e vince e toglie 5 punti a Lorenzo e però gli fa perdere tempo. L'Australia dei sospetti. La caduta brucia. Vale ieri ne è uscito illeso nel corpo ma ferito nell'ego. Perché è arrivata subito dopo che Lorenzo aveva staccato un tempo, questo sì, da fine del mondo. Mezzo secondo a Marquez che non potrà far altro che dire «incredibile, cosa ha fatto, quanto a me, se ci riuscirò farò la mia solita gara, lotterò con Jorge, come in Australia». Però fra i tramezzini in casa Yamaha nessuno gli crede. Valentino non gli crede. «Se mi aspetto un aiuto dalle due Honda? Yes of course» ride con un'amarezza mai vista. «Com'è la situazione? Quite come si dice desperate» butta lì in anglo italiano. Vale, il nostro e vostro Vale è disperato.Niente applausi. Meglio il silenzio. D'altra parte Lorenzo è primo, Marquez secondo, Pedrosa terzo e Iannone primo italiano è settimo «e basta domandarmi se aiuterò Rossi, siete proprio ossessionati non ne posso più!!!!» sbotta il ducatista. Intanto Vale torna a un sano italiano: «Mi ci vorrà culo». E dell'altro. «Dopo i primi cinque giri conterà il passo gara». Solo che il passo gara di Lorenzo è già mostruoso. Ancora la caduta. «Non mi lascia insicurezza, l'ho messa giù troppo forte, ero mezzo secondo sotto il mio tempo...». E a due decimi dalla pole di Jorge. Doveva essere un avvertimento allo spagnolo. Ma il messaggio è finito nella ghiaia. Non se ne esce. È la fine del mondo. La si butta in vacca: punteresti su una vittoria di Marquez? «Dipende quanto la pagano...».

Applausi.

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