Affiancare Paul Elliott è poco. La «cordata» di tifosi azionisti che fa capo a Giuseppe La Scala, torinese di origini siciliane, avvocato, specializzato in diritto bancario, finanziario e commerciale e fondatore di uno studio legale con più di duecento collaboratori e sedi in tutta Italia, è diventare il Milan, cioè la sua anima, il depositario di una storia e di una passione, in un'epoca globale che consegna le società a proprietà lontane, anche se con quote azionarie per ora più simboliche che altro (lo 0,07%).
Se l'Inter progetta una società per azioni di soli vip, una cinquantina, con quote, si dice, da 25mila euro l'uno, per partecipare non in maniera simbolica alla ricomposizione azionaria dell'Inter una volta che Thohir, com'è ormai imminente, lascerà la società, il Milan, che questa operazione l'ha lanciata un anno e mezzo fa con l'associazione Milanisti 1899, che detiene quasi 50mila azioni dell'Ac Milan Spa, punta invece a portare in azionariato, con modalità controllate, anche i tifosi, di qualunque ceto e provenienza, il tifoso e basta. Nella «cordata» ci sono, è vero, nomi che appartengono al mondo finanziario e imprenditoriale come l'amministratore delegato del fondo Fsi, Maurizio Tamagnini, Marco Sesana amministratore di Generali, il direttore generale di Esselunga, Sami Kahale, Marco Patuano, che oltre ad essere l'amministratore di Edizione della famiglia Benetton è anche consigliere del Milan e persino un membro della Corte Costituzionale.
Ma diversamente dall'iniziativa interista sono quasi 250 i tifosi «qualunque» che hanno versato una quota per sostenere, insieme all'azionariato, Radio Rossonera che in un anno e mezzo ha toccato i due milioni di ascolti e portare nelle sedi della governance societaria il punto di
vista dei tifosi, una visione indipendente e una funzione di vigilanza. La filosofia della «cordata» è: l'azionista di maggioranza è il custode della società ma il Milan sono i tifosi. Che prima di pagare vogliono contare.
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