L'Italia spinge Valentino verso il traguardo: a Valencia il "Dottore" avrà milioni di tifosi che incollati davanti a uno schermo aspetteranno di poter festeggiare con Vale il suo decimo titolo in carriera. Tutti tranne qualcuno. Uno su tutti Marco Travaglio. In un editoriale di fuoco, Travaglio attacca Rossi senza giri di parole. Il tutto condito da un pizzico di anti-patriottismo e ovviamente con il solito moralismo travaglino.
"Anziché accettare il verdetto, atteso e dovuto, l’Italia che conta - afferma Travaglio - si scatena nell’unico vero sport nazionale: il vittimismo complottista. Come ai tempi di Calciopoli con ampio stuolo di prefiche piangenti per la povera Juve, il povero Milan, la povera Lazio e la povera Fiorentina. Marquez è cattivo perché si ostinava a superare il nostro campione, anziché fermarsi sul ciglio della pista e lasciarlo passare. Sarà certamente d’accordo con Lorenzo, pure lui spagnolo, per sabotare l’italiano. Ingrato che non è altro: dopo aver beneficiato dell’amicizia di Valentino, l’ha tradito nel momento del bisogno. Gli stessi che strillavano per la testata del feroce Zidane al mite Materazzi nella finale di Germania 2006, ignorando che il francese aveva perso il controllo reagendo alle provocazioni del nostro difensore, oggi puntano il dito sulle provocazioni di Marquez (reo di mettercela tutta per arrivare davanti a Valentino), mentre la reazione di Rossi non conta".
Poi dopo gli attacchi diretti a Valentino, citando Elio e le Storie Tese, Travaglio si schiera apertamente dalla parte di Marquez: "C'è chi mette in burletta il verdetto: non per dire che andava punito anche Marquez (il che non sposterebbe di un millimetro le sorti del Mondiale), ma che non andava punito Rossi. Il quale è innocente perché – tenetevi forte – non è la sua gamba a scalciare Marquez, ma la testa dell’astuto spagnolo a colpire la sua gamba. Una barzelletta che ricorda Servi della gleba di Elio e le Storie tese: “Non sono stato molto bene. Mi han detto che c’ho il gomito che fa contatto col ginocchio”. Infine l'affondo: "Nello sport ridotto a succursale della politica, nessuno deve permettersi di ricordare che le regole valgono per tutti, anche per chi è simpaticissimo come Valentino. È l’Italia di Cetto La Qualunque: “Figlio mio, quante volte ti ho detto di non mettere mai il casco: potrebbero pensare che sei timido! Si comincia dando la precedenza a un incrocio e finisce che ti prendono per ricchione”.
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