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Il triplete Usa con Kerley, ultimo figlio del destino

Il triplete Usa con Kerley, ultimo figlio del destino

In tempo di Triplete, anche gli americani tornano a pronunciare la magica parolina. Ringrazino Fred Kerley, novello re del Triplete e unico talento di una tribù familiare. Gli Usa dovevano mangiarsi il mondo dopo le magre di Tokyo 2021 ed eccoli rispolverare la foto ingiallita anni '90, quando Carl Lewis guidò l'ultimo trio, l'ultima carica con Leroy Burrell e Dennis Mitchell: mondiale di gloria 1991. Che, a sua volta, rispolverava il primo atto dei campionati del mondo, Helsinki 1983: ovvero il podio con Lewis, Calvin Smith, Emmet King. Ma erano anni e annate appannate da storie e dubbi di doping. Oggi non ne siamo fuori (dai dubbi), stavolta semmai è stata raccontata la improvvida presenza di Rana Reider, coach statunitense di Marvin Bracy e Trayon Bromell, secondo e terzo dietro Kerley, accusato a novembre (non ancora condannato) di molestie e allontanato dallo stadio dalla polizia.

Ecco, sembra quasi di scender da cavallo sfogliando il podio dei campioni del mondo: Lewis e Linford Christie, Maurice Greene, Kim Collins, Justin Gatlin, Tyson Gay e l'irragiungibile Usain Bolt. Gli americani hanno mangiato polvere dal 2009 al 2015 dietro alla banda Giamaica, poi si sono riaffacciati all'oro. Oggi hanno spedito Frank Kerley. «E questo è uno dei migliori gruppi di sprinter della nostra storia», ha garantito Leroy Burrell. Kerley nato quattrocentista, riverniciato centista, deluso dall'argento di Tokyo, ci ha ricordato di essere abituato a lottare. Cresciuto nel Texas dalla zia Virginia, perché il papà era finito in galera e la madre su una brutta strada, si è fatto largo a spallate in una sorta di asilo familiare composto da lui, i suoi due fratelli e due sorelle, 8 figli della zia, che facevano in tutto 13 fratelli. Ma la zia non si fermava ai familiari e risultarono in casa 25 bambini. Talvolta non mangiava lei. «Se non ci fosse stata, chissà dove sarei finito. Era dolce, tosta e giusta», ha raccontato. Ora lui, che ha rischiato di finire in carcere, ed ha trovato maturità atletica a 27 anni, è invece finito sul podio mondiale correndo veloce (986) come Carl Lewis in quel '91: allora fu pure record del mondo. Sembra un ghiribizzo del destino pensare che un ex 400centista corra veloce quanto un talento come il Lewis dello sprint. Potrebbe essere il frutto di tempi grami.

Oppure, pensando in grande, che Pietro Mennea e Michael Johnson cercano emulazione.

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