Europei 2020

Draghi-Erdogan: cosa c'è davvero dietro Italia-Turchia

Draghi ed Erdogan non ci saranno questa sera allo stadio Olimpico per Italia-Turchia, partita inaugurale degli Europei. Solo poche settimane fa il premier italiano chiamò quello turco "dittatore"

Draghi-Erdogan: cosa c'è davvero dietro Italia-Turchia

Mancano poche ore al match inaugurale di Euro 2020 tra l'Italia di Roberto Mancini e la Turchia di Senol Gunes ma sulle tribune dello stadio Olimpico mancheranno due presenze importanti per i rispettivi paesi: Mario Draghi e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il premier italiano solo qualche settimana fa aveva definito il collega "un dittatore" e oggi non potranno avere un faccia a faccia per impegni istituzionali Draghi, impegnato in queste ore nel G7 in Cornovaglia, con Erdogan che pare abbia preferito evitare una sovraesposizione proprio nel paese del premier che lo definì in quella maniera poco gradita.

Le partite di Erdogan

Il quarto uomo designato per la sfida di questa sera sarà Stephanie Frappart, arbitro donna che ha arbitrato in Champions League la Juventus. La Repubblica si chiede che effetto farà ad Erdogan vedere i suoi giocatori agli "ordini" di una donna. Il presidente turco lo scorso 7 aprile lasciò da sola, in piedi prima e poi su un sofà, Ursula von der Leyen, lasciandola ad assistere all'incontro tra maschi con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Proprio per quel motivo Draghi si espresse con il termine "dittatore" riferendosi ad Erdogan.

Polemiche attorno alla nazionale turca e al numero uno avvennero anche durante l'offensiva contro i curdi avvenuta nell'autunno del 2019 con diversi giocatori della nazionale a festeggiare un gol, contro la Francia di Macron, mimando il gesto del saluto militare, ovvio omaggio alle truppe impiegate in quelle ore nel Rojava apparsa come una vera e propria pulizia etnica. Mehmet Kasapoglu, ministro dello sport, difese quel gesto e oggi guiderà la delegazione governativa ospite insieme con il ministro della Difesa Hulusi Akan e l'ex ministro Askin Bak, oltre a due figli dello stesso Erdogan.

Il presidente turco si è anche regalato una squadra tutta sua: il Baseksehir costruita da zero nel quartiere a forte trazione conservatrice e islamista in cui è nato, e dandole i colori del suo partito, l'Akp, arancio e nero. Secondo quanto riporta La Repubblica, "una squadra senza tifosi, ma con un gruppo ultrà di ispirazione islamica che cita nel nome la presa di Costantinopoli: nel 2020 è riuscita anche a vincere il suo primo campionato, battendo Galatasaray, Fenerbahçe e Besiktas, la triade storica del calcio turco. Un mezzo di propaganda pura: non serve essere un gigante per vincere, se dalla tua hai Tayyip"

Segui già la pagina di sport de ilGiornale.it?

Commenti