La vendetta del Napoli manda in tilt l'ex Sarri e stoppa la fuga della Juve

Capolavoro tattico di Gattuso: ko una brutta Signora che si era presentata con il tridente

La vendetta del Napoli manda in tilt l'ex Sarri  e stoppa la fuga della Juve

La Juventus si ferma a Napoli. Alla fine del campionato si capirà se questa giornata, in cui le tre di testa frenano tutte, è stata un crocevia decisivo. Non ha approfittato la Signora dei pareggi di Inter e Lazio oppure viceversa le rivali del ko della Signora? Di sicuro rinasce la squadra di Gattuso con una vittoria fondamentale che tiene vivo il campionato. Una sfida giocata come se fosse la partita della stagione, come viene vissuta da sempre dalle parti del San Paolo. Il Napoli si riprende tutto in una notte: l'entusiasmo dei tifosi e la credibilità. I bianconeri tornano a casa con un carico di dubbi.

A partire dalle scelte di Sarri, il ritorno a Napoli deve avergli giocato un brutto scherzo: il tecnico ha provato a esorcizzare insulti, con striscioni vergognosi a sfregiare la città, e la selva di fischi del San Paolo proponendo il tridente nobile con Dybala alle spalle di Cristiano Ronaldo e Higuain, altro ex fischiatissimo. Se sia stata una prova di coraggio di fronte ai suoi vecchi tifosi oppure un test in vista del ritorno della Champions, poco cambia la sensazione: tutto da rivedere perché funziona poco o nulla con la brutta sensazione di disordinde tattico, di una squadra anzi timida e sbagliata nell'approccio. Perché i tre fanno scena muta (a parte il gol nel finale di CR7 e una rovesciata di Higuain) e il confronto con le magie dei tre tenori di sarriana invenzione, Callejon-Mertens-Insigne che dalle parti di Fuorigrotta hanno ancora impresse nella memoria, anche se si fa prevalere la rabbia per quello che considerano un tradimento. C'è ancora molto da fare, merito anche della difesa del Napoli praticamente perfetta nel concedere solo un tiro alle stelle di Ronaldo nel primo tempo. La squadra di Gattuso non è certo nella versione «Befana», giorno in cui regalò letteralmente tre gol all'Inter. Il prezzo da pagare a tanta applicazione tattica è che sull'altro fronte Insigne e compagni non creano molto perché il Napoli si rintana sulla propria trequarti e prova a ripartire solo con verticalizzazioni lunghe che creano comunque qualche imbarazzo ai bianconeri.

Ne esce una partita bloccata, serve un'invenzione o un errore per accenderla. Oppure un infortunio. Come quello che obbliga Pjanic ad alzare bandiera bianca a inizio ripresa. Il bosniaco era stato toccato duramente nel primo tempo dal convincente Demme, a cui Gattuso ha affidato le chiavi del suo centrocampo. In cabina di regia va Bentancur e a una Juventus già pigra si aggiunge lo svogliato Rabiot. I bianconeri danno subito l'impressione di perdere la bussola. E infatti il Napoli ne approfitta: sassata di Insigne dalla distanza, Szczesny non respinge in maniera precisa e Zielinski segna. Sarri accusa il colpo, prova a rialzarsi con un doppio cambio: Bernardeschi, finito ai margini da un mese, e Douglas Costa per Matuidi e Dybala. Ma l'immagine della partita è Insigne che ripiega in difesa, chiude Douglas Costa ed esulta come se avesse segnato un gol. La Signora nel forcing finale fa il solletico al Napoli, che la chiude con un gol al volo di Insigne, che fa esplodere il San Paolo dopo tre mesi senza vittorie.

È il primo successo di Gattuso contro la Juve che non si può certo consolare con CR7 che esulta nello stadio di Maradona: non gli era mai successo e allunga a otto le gare di fila in gol. Per il Napoli può essere la svolta, per la Signora un altro campanello d'allarme che se rimanesse inascoltato sarebbe pericoloso.

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