Ventura si era dimesso? Tavecchio: «Tutto falso» Poi svela la sua verità

L'ex n°1 Figc smentisce l'ex ct e racconta come si arrivò a lui: «Volevo De Biasi, poi Malagò...»

Ventura si era dimesso? Tavecchio: «Tutto falso»  Poi svela la sua verità

Adesso tocca a Carlo Tavecchio, l'ex presidente del calcio italiano, «l'unico che si è dimesso» la sua più recente chiosa autobiografica. In pubblico, con un intervento a Radio sportiva, ha replicato allo sfogo dell'ex ct Ventura intervistato domenica sera da Fabio Fazio, in privato, parlando con i suoi più stretti collaboratori, ha ricostruito, passo dopo passo, il viaggio tormentato del calcio azzurro dall'addio forzato a Conte fino alla perdita del mondiale. Sul punto più controverso («dopo la Macedonia ho rassegnato le dimissioni che sono state respinte» la frase di Ventura), Tavecchio è stato risoluto: «Non posso sentire uno che dice in tv che ha dato le dimissioni, non mi risulta. Ho sentito Oriali, Ulivieri, Uva, a me nessuno ha mai dato le dimissioni, anzi mi veniva detto che avremmo fatto un grande mondiale. In Russia stupiremo mi ripetevano». Sul mancato esonero del ct dopo la sconfitta di Madrid è stato convincente: «Quale presidente esonera un tecnico sotto contratto che vince 7 partite, ne pareggia 2 e conta una sola sconfitta? Dopo l'andata con la Svezia ero convinto che ci saremmo qualificati...». Forse è stata l'ennesima ingenuità pagata a caro prezzo.

Già perché, in privato, Carlo Tavecchio ha raccontato alcuni dettagli inediti. A cominciare dal mancato rinnovo di Antonio Conte, reduce da un europeo che aveva suscitato molti consensi e pochissimi rimpianti. «In quel tempo, come federcalcio, ho dovuto rinunciare a parte degli incassi per dotare il Coni dei fondi necessari utili a consentirgli la partecipazione alle Olimpiadi invernali» la spiegazione ripetuta già altre volte. Fu una rinuncia dettata dalla mancanza di budget, insomma.

Per non parlare poi della scelta del ct che avrebbe dovuto preparare la campagna di Russia. «Io avevo avuto dei contatti e allacciato una trattativa con Gianni De Biasi, il ct dell'Albania: mi era piaciuto durante il colloquio, aveva lavorato bene con la sua nazionale» la motivazione confidata prima del racconto del successivo colpo di scena. «Un giorno mi chiama Malagò e m'invita a cena a casa sua. Arrivo davanti al cancello della sua abitazione e sono accolto da un cane di grossa taglia che mi ringhia. Ho dovuto aspettare un bel po' prima che lo riportassero alla calma. Finalmente entro e trovo seduto in salotto Marcello Lippi, non sapevo che fosse stato invitato anche lui. Mi parlano del progetto che prevede Lippi direttore tecnico e Ventura ct, due stipendi per un totale di 2 milioni sono compatibili con le finanze della federazione, lo spessore del ct campione del mondo poi è tale da convincermi facilmente così accetto salvo scoprire, qualche giorno dopo, che sul conto di Lippi c'era un problema di incompatibilità con il ruolo del figlio che lo costrinse a farsi da parte» la ricostruzione minuziosa della vicenda. Sulle prime Lippi non la prese bene: «Mi chiamò in federazione chiedendomi: a che gioco giochiamo? Gli dissi: guardi che sono rimasto sorpreso io come lei. E si tirò fuori dall'avventura. Perciò Ventura rimase da solo». Molti mesi dopo, dinanzi al rischio di eliminazione, a poche ore dallo spareggio con la Svezia, Tavecchio non ebbe il coraggio di compiere la mossa che forse gli avrebbe evitato l'eliminazione storica e le dimissioni. «Quando hai saputo che lo spogliatoio non seguiva più Ventura perché non l'hai cambiato come ha fatto la Croazia?» hanno continuato a chiedergli anche in famiglia. E qui Tavecchio è stato ancora una volta schietto: «Come facevo a cambiare Ct a pochi giorni dallo spareggio?».

La verità forse è ancora un'altra. Quando gli hanno riferito della frattura intervenuta nello spogliatoio azzurro al ritorno da Stoccolma in quel di Appiano Gentile era già troppo tardi. Perciò il suo distacco da Oriali è stato glaciale.

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