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Vierchowod: «La Juve se la gioca anche senza Chiellini»

Aver l'occasione di rigiocare una finale di Champions dopo averne persa una da favorito. Un destino che accomuna, seppur con tempistiche differenti, il capitano attuale della Juventus Gianluigi Buffon a due grandi ex bianconeri, Gianluca Vialli e Pietro Vierchowod. Sconfitti con la Sampdoria nel 1992 a Wembley dal Barcellona e vittoriosi a Roma nel 1996, quattro anni dopo quella immane delusione, con la Juventus che sconfisse l'Ajax ai rigori. In particolare, il difensore bergamasco, il 22 maggio di 19 anni fa, nell'ultima finale vinta dalla Juve, scendeva in campo con i suoi 37 anni, ben consapevole che sarebbe stata l'ultima occasione della vita per sollevare il trofeo per club più ambito in Europa.

Crea preoccupazione una cosa del genere? O aumenta la concentrazione per evitare qualsiasi tipo di errore?

«Io francamente ero carico e motivato. Ho pensato: "O stavolta, o mai più". Sapevo, avendo quell'età, che era l'ultima chance per vincere quel trofeo. E la cosa mi ha aiutato. Non ero teso, perché volevo vincere, volevo prendermi la mia rivincita. E alla fine ce l'ho fatta. Credo che anche un campione come Buffon la viva così. E anche per Pirlo potrebbe essere l'ultima finalissima».

Quell'Ajax partiva favorito, avendo vinto la Coppa dei Campioni del '95…

«Esatto. La squadra di van Gaal aveva grandi giocatori. I fratelli de Boer, van der Sar, Davids, Kanu, Finidi, Kluivert, Litmanen. La Juve era alla prima finale dopo 11 anni. In realtà però, al contrario, con la Samp partivamo da favoriti contro il Barcellona e abbiamo perso. Per questo l'esito delle finali non è mai scontato e la Juve a Berlino ha delle concrete possibilità…».

Ci dia delle percentuali?

«Io dico 50 e 50. Ci sono 90' da giocare. Quante finali non hanno visto vincere chi alla vigilia aveva la Coppa in tasca? Questo Barcellona è fortissimo, ma anche questa Juve sa il fatto suo. Non è arrivata lì per caso».

Certo che quei tre davanti… come si fermano?

«A Messi, Neymar e Suarez non va mai lasciato l'uno contro uno. Servirà un lavoro immenso di raddoppio da parte di centrocampisti e terzini. La Juve deve stare corta e compatta, alzarsi tutta insieme. Deve occupare ogni spazio tra le linee. Difficile, ma possibile».

Basteranno quindi attenzione massima e concentrazione?

«No. Tre parole chiave: determinazione, volontà, sacrificio. Finali così si vincono insieme. Bisogna dare quel qualcosa in più, anche per aiutare il compagno che può vivere un momento di difficoltà».

A tal proposito, quanto potrebbe mancare l'apporto di un uomo spogliatoio chiave come Chiellini?

«Chiellini o non Chiellini la Juventus se la giocherà comunque alla pari. Quando arrivi a una finale una persona in più o in meno non cambia nulla. Non discuto le qualità di un difensore tosto e preparato come Giorgio, ma dico che un'assenza in gare come queste non sposta gli equilibri.

La Juve ha le carte in regola per vincere».

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