Yates, il gemello predestinato veste il rosa

Talento purissimo, Simon corre col fratello Adam. Per lui ha detto no a Froome

Yates, il gemello predestinato veste il rosa

Trento - È pieno di giornalisti inglesi, venuti al Giro per Chris Froome: l'uomo dei quattro Tour, della Vuelta, ma anche del Ventolin, del salbutamolo; dei mille misteri e di tante altre cose ancora. Sono restati qui per lui: Simon Yates, 25 anni, inglese di Bury, paesino nei pressi di Manchester, maglia rosa da dieci giorni, autentica rivelazione di questo Giro con tre vittorie di tappa al proprio attivo, anche se lui non è una sorpresa, tuttalpiù un predestinato.

Simon è considerato da sempre un talento: non si arriva 7° ad un Tour (2017, ndr) con tanto di maglia bianca di miglior giovane per grazia ricevuta. Non si arriva 6° ad una Vuelta (2016, ndr) se non si hanno talento e doti non comuni. Lo stesso vale per Adam, fratello gemello, che al Tour in verità ha fatto anche meglio, arrivando 4° (2016), 9° al Giro un anno fa, e 9° ad una Liegi.

Dei due fratelli quello più talentuoso è sempre stato considerato Simon, tanto è vero che il team Sky, la formazione di Wiggins prima e di Froome adesso, aveva corteggiato proprio l'attuale maglia rosa. Sembrava tutto fatto, ma Simon aveva posto una condizione: se mi volete, viene anche mio fratello. Loro volevano solo lui e il gemello ha declinato l'invito: «Se non volete lui, non avrete neanche me».

Ha scelto una formazione australiana, quella di Shane Bannan. «Ho fatto la scelta ideale per me, perché qui si può crescere con gradualità ha spiegato nei giorni scorsi l'inglese - E poi mi piace la mentalità australiana che è calma e rilassata. Anche io sono così. E sto amando l'atmosfera del Giro per lo stesso motivo. Il mio ciclismo è questo».

All'apparenza Simon può apparire spocchioso. Un po' ruvido e sbrigativo. Molto pieno di se. Sicuramente sa quello che vuole e quello che vale. Alla faccia del ciclismo computerizzato e telemetrico cavalcato dagli Sky di Froome; il suo è un ciclismo molto più sanguigno e istintivo. A proposito di sanguigno, Bury - il suo paese - è famoso per il sanguinaccio e c'è chi ha provato a ribattezzare Simon «The Flying Black Pudding», il «sanguinaccio volante». Lui, non ha gradito.

Dal sanguinaccio al broncodilatatore. Anche Simon, come l'illustre Froome, ha avuto problemi e, quindi, una sanzione di quattro mesi per un controllo positivo alla terbutalina (broncodilatatore, stessa «famiglia» del salbutamolo di Froome, ndr) alla Parigi-Nizza 2016. Aveva la prescrizione medica per l'asma, ma la sostanza non era stata dichiarata dal medico del team nell'autorizzazione di uso terapeutico.

Simon è stato più veloce di Adam sin dalla nascita, visto che è venuto al mondo cinque minuti prima. Sono molto uniti e anche parecchio competitivi: sin da bimbetti, si sfidavano con corse da un semaforo all'altro. Segni di distinzione? Solo chi li conosce bene riesce a notare tutte le differenze, come in un gioco della Settimana Enigmistica. Vittorio Algeri, direttore sportivo bergamasco di Simon alla Mitchelton Scott, assicura che il naso della maglia rosa punti in una direzione diversa. E poi il sorriso di Simon è più largo; i suoi capelli più corti; la sua barba più rasata. Adam ha una cicatrice che gli scorre sul lato destro del mento. «E poi ha la maglia rosa...», dice sornione.

Tifa per il Manchester

United, Simon. E sabato ci è rimasto maledettamente male per aver perso la coppa contro il Chelsea di Conte. «L'ultima settimana sarà durissima, per me e per gli altri. Se mi sento favorito? Questo no, ma nemmeno battuto».

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