Una stampante 3D salva la vita a una bambina

I chirurghi prima riproducono un cuore con una stampante 3D e poi operano

Una stampante 3D salva la vita a una bambina

Salvata da un cuore in 3D. È il caso di Mina, una bambina di due anni, operata al San Thomas Hospital di Londra che era nata con un foro tra i ventricoli che non permetteva di pompare abbastanza sangue e non le consentiva di respirare. Per bambini così piccoli è difficile operare chirurgicamente ma, attraverso una risonanza magnetica e la tomografia computerizzata, l’equipe di medici guidata dal professor David Anderson è riuscita a riprodurre il modello del suo cuore con una stampante 3D. “La bambina - ha spiegato al Times il professor Anderson - aveva un foro molto complesso nel cuore. Con la stampante in 3D abbiamo potuto ricreare un modello del suo cuore, replicare il foro quando il cuore pompava sangue per capire come funzionava così quando siamo intervenuti chirurgicamente sapevamo già quello che avremmo trovato”. I chirurghi hanno potuto così capire dove e come dovessero intervenire e ora la piccola Mina potrà condurre una vita normale senza avere più problemi di respirazione o affaticamento.

Anche negli Stati Uniti è in fase avanzata la tecnica dello studio degli organi vitali riprodotti con le stampanti tridimensionali, mentre in Italia da questo punto di vista si è ancora indietro e anzi vi è un certo scetticismo. Come ha spiegato al Corriere il professor Giacomo Pongiglione, direttore del dipartimento medico-chirurgico di cardiologia pediatrica del Bambino Gesù: “La stampante in 3D è certamente un’innovazione positiva ma ha gli stessi limiti delle ricostruzioni in 3D, ovvero è statica, bloccata su una fase particolare. Un cuore in sistole o in diastole per esempio è molto diverso”.

“Al Bambin Gesù – ha concluso Pongiglione - da una decina di anni utilizziamo una specie di “avatar” del cuore, un modello virtuale nel quale immettiamo tutte le nostre conoscenze su cui non solo simuliamo le terapie, ma ne prevediamo anche gli esiti”.

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