La stanza di Mario Cervi

Egregi dott. Mario Cervi, dott. Paolo Granzotto. Ho 77 anni, insegnante elementare in pensione. Sono una lettrice del Giornale dal primissimo (ripeto, primissimo) numero e ho lottato tantissimo per questo quotidiano. Nel mio ambiente era pericolosissimo leggerlo: per ben quattro volte sono stata spintonata con offese irripetibili contro un muro. Ma io zitta, imperturbabile ma fiera. Quando Montanelli ha avuto «lo sbando» io sono rimasta coerente e, pensate, per aumentare la tiratura in posti diversi ne compravo 3-4 copie. Sono passati gli anni e io sempre fedele ho difeso lotte e contraddizioni, ma sempre con libertà intellettuale (non mi sono mai sentita in gregge, ma libera). Oggi, al tramonto della mia vita, mi sono chiesta - non mi vergogno a scriverlo con commozione e con gli occhi colmi di lagrime, ah la fragilità della vrecchiaia! - perché continuo a essere fedele sostenitrice di questo giornale? Per le idee sì, per le battaglie sì, per la coerenza sì e poi ho capito che tutto stava nelle ultime due pagine: la forza, la fiducia, la stima me le davate voi, lei dott. Cervi, lei dott.

Granzotto, due colonne di serietà, due galantuomini, due persone oneste e per bene, due illuminati liberali che con le vostre serie risposte ai lettori alimentate in me quella fiducia necessaria per sopravvivere in questo caos di egoismo, tradimenti, contraddizioni.
Milano

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