La stanza di Mario Cervi

L’accusa ricorrente è che i magistrati sono politicizzati, sottintendendo che, se non lo fossero, sarebbero ottimi. Inviterei a invertire il discorso. La politicizzazione in questo sfortunato Paese serve ormai da decenni a coprire impreparazione, approssimazione e scarsa voglia di lavorare. E allora non potrebbe essere che non sia la politicizzazione a rovinare i magistrati, come pure tanti altri funzionari dello Stato, ma piuttosto sia la loro fondamentale inadeguatezza tecnica, civica e umana che li induce a politicizzarsi per nascondere il fatto che mancano delle capacità necessarie a svolgere le loro mansioni? Per ottenere la laurea in Legge non è necessario superare alcun esame di logica, né mi risulta che nei concorsi per la Magistratura l’accertamento delle capacità logiche dei candidati abbia un ruolo di rilievo. Le conseguenze sono evidenti a chiunque abbia avuto l’avventura di parlare con questi funzionari che pur tuttavia, come del resto altri che lavorano per esempio nelle attività investigative delle Forze dell’Ordine, dovrebbero avere capacità logiche superiori e non inferiori alla media. Mentre per i piloti dell’aeronautica sono previsti esami psicologici e per i «lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi» sono previsti periodici «accertamenti sanitari di assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope», per i magistrati vige la presunzione assoluta di a) grande intelligenza, b) perfette capacità logiche, c) perfetta normalità psicologica e nervosa, d) assenza assoluta di dipendenza da droghe e farmaci. Se i Magistrati fossero scelti dal popolo, avrebbero almeno la stessa scusante che hanno i nostri Deputati e Senatori, depositari di uno dei tre poteri dello Stato senza essere tutti perfetti dal punto di vista intellettuale e psicologico. Ma i Magistrati, depositari di un altro dei tre poteri dello Stato e investiti dell’autorità di distruggere la vita di cittadini eventualmente anche onesti, non derivano quel potere da nomina democratica, ma da un’investitura autocratica.

Per questo sono convinto che accusarli di essere politicizzati non serve a difenderci da loro, ma a fare il loro gioco, o almeno il gioco di quelli fra loro che non meritano di essere Magistrati.
Mandello Lario (Lecco)

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