la stanza di Mario CerviLa vecchia politica va punita, ma non a colpi di Beppe Grillo

Uno che chiede ai partiti di arrendersi, che parla di golpe, che evoca la marcia su Roma, che ipotizza la bancarotta a breve, che deride l'Italia augurandosi che venga invasa dai tedeschi, che espelle i suoi eletti rei di tentare di dire la loro; uno che dice tutto questo e lo dice urlando, senza contradditori, aizzando le piazze, altro non può che nascondere una manifesta incapacità operativa in campo. È sulla scia dei Di Pietro, dei Pecoraro Scanio, degli Ingroia, dei De Magisris, tutta gente che voleva spaccare il mondo e poi non sa fare niente. Per fortuna ci sono gli elettori a correggere il tiro.
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Caro Fincato, la sua diagnosi degli spropositi grillini mi pare perfetta. La predicazione del comico sbraitante e del suo guru assembla banalità, utopie, pazzie. Scrivo questo pur riconoscendo al Movimento 5 Stelle il merito d'avere imposto ai riluttanti partiti tradizionali un parziale ma evidente cambio di marcia. Come stimolo il grillismo è stato positivo: le sue idee appartengono tuttavia all'antico e mai defunto repertorio delle panzane populiste. All'ex magistrato Gherardo Colombo, che con finto stupore si chiede quale ragione ci fosse mai per rifiutare la candidatura di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica, è facile rispondere che Rodotà, con la sua autorevolezza di persona ritenuta seria, avallava le chiacchiere insensate d'un buon affabulatore. Per questo bisognava dirgli di no. Confermo che sono d'accordo con lei, tranne che per la conclusione della sua lettera. Lei scrive fiducioso che ci sono gli elettori a correggere il tiro. Io constato invece, sfiduciato, che milioni d'elettori - tanti, anche se per fortuna minoritari - hanno dato il loro voto a un imbonitore eterodiretto capace d'interpretare con la tecnica degli spot televisivi la diffusa rabbia del Paese.

Milioni d'elettori, ripeto, si sono fidati di programmi e promesse insensati. Non che la vecchia politica si sia dimostrata affidabile. Deve cambiare mentalità e metodi. Va punita. Ma senza che ci si affidi al Dulcamara di turno.

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