la stanza di Mario CerviPiù che il vincolo di «mandato» occorre quello di «dignità»

Da ogni parte si grida allo scandalo delle liste bloccate o dei nominati, invocando il diritto di scelta degli elettori. Ma forse prima di parlare di questo diritto di scelta occorrerebbe stabilire quali scelte deve poter fare l'elettore. Deve essergli concessa, come vuole la democrazia, la scelta dell'indirizzo da dare in politica e in etica al Paese o la sola scelta dei governanti cui delegare in pratica tali decisioni? La risposta giusta è la seconda, per la nostra Costituzione più bella del mondo, che con l'articolo 67 libera gli eletti da ogni vincolo di mandato, consentendo loro anche di cambiare partito senza nessun obbligo di dimettersi. Tale eccesso di libertà ha prodotto di fatto un regime oligarchico che ha dato modo ai nostri politici di curare i loro affari e le loro clientele, anziché il bene comune. Quindi, alla luce della passata esperienza, anche per una vera democrazia sarebbe meglio poter scegliere programmi piuttosto che persone, ovvero le persone in base ai programmi e agli impegni assunti con gli elettori, cassando finalmente il poco democratico articolo 67 della nostra Costituzione.
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Caro Sesta, molti parlamentari italiani - non avendo vincolo di mandato, ossia obbligo di fedeltà ai programmi e ai principi in nome dei quali si sono fatti eleggere - fanno del cambiar bandiera la loro bandiera. Svolazzano da una sigla all'altra, da un gruppo all'altro, e giurano di farlo non per i loro piccoli e meschini interessi, ma nell'interesse supremo del Paese. Queste conversioni ed eresie - il più delle volte determinate da problemi di poltrone e di quattrini - danno il voltastomaco. Vorrei anch'io che non fossero più consentite. Ma accade in politica - e non solo - che tutte le certezze, se appena uno ci riflette, siano appannate da dubbi. Il che vale anche per le preferenze e per la loro mancanza. In astratto le preferenze sono un utile strumento del quale l'elettore può servirsi per portare a Montecitorio o a Palazzo Madama personaggi che stima. In pratica i signori delle innumerevoli preferenze erano i maestri indiscussi della raccomandazione, del voto di scambio, dei posti pubblici elargiti a nullafacenti. Spesso dalle preferenze non venivano premiati i virtuosi, ma i peggiori arnesi dell'intrallazzo di Palazzo. Qualcosa di analogo accade per il vincolo di mandato.

Che senza dubbio obbligherebbe i furfantelli a una maggiore coerenza, ma che avrebbe impedito svolte provvidenziali. Ho già scritto che con il vincolo di mandato Giuseppe Saragat e i suoi non avrebbero potuto sganciarsi dal Fronte socialcomunista con la scissione di Palazzo Barberini. Avrebbero dovuto dimettersi.

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