Stefano Grelewski

Si tratta di un sacerdote polacco di quarantadue anni, prefetto degli studi nel seminario di Radom. Arrestato dalla Gestapo nel 1941 venne deportato nel lager di Dachau. Qui, dopo pochi mesi, morì in seguito ai maltrattamenti continui. Insieme a lui era stato arrestato il suo fratello minore, Casimiro, anch’egli sacerdote a Radom. Solo che quest’ultimo era stato semplicemente impiccato. I due fanno parte del gruppo di cento e otto martiri polacchi della seconda guerra mondiale beatificati da Giovanni Paolo II nel 1999 e ricompresi sotto il nome del vescovo Anton Julian Nowowiejski. Guerre a parte, sono ormai più di due secoli che i “padroni della piazza” imperversano, più o meno colorati, e così tacitamente ragionano: o comandiamo noi o sfasciamo tutto. Fosse solo normale prevaricazione, pazienza. No, si tratta di totalitarismi, la cosa peggiore che mente umana abbia potuto concepire. Peggiore anche della morte, perché quelli non si limitano a volerti ridurre in schiavitù ma pretendono che tu addirittura pensi come vogliono loro. Le teorie aberranti le abbiamo sempre tra noi, e ogni giorno occupano qualche notizia di quotidiano. Se sono troppo minoritarie, agiamo contro di loro con i rigori della legge.

Se invece sono in tanti e possono permettersi rappresentanti e protettori nelle istituzioni, facciamo finta che facciano parte del panorama e subiamo la loro prepotenza, la loro impunità arrogante, i loro slogan e perfino le loro devastazioni come se si trattasse di diritti liberali. In realtà tutta la loro forza sta nell’inerzia, colpevolmente suicida, altrui.

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