«Un dibattito così acceso sul nulla non mi era mai capitato». Roberto Bagnasco, componente dellesecutivo regionale di Forza Italia, si stupisce delle polemiche.
Eppure ne ha di esperienza.
«Ma stavolta non sono emersi motivi di contestazione. Abbiamo analizzato il voto e la vittoria senza toni trionfalistici, e senza nasconderci che i meriti andavano giustamente anche al trend nazionale, a Silvio Berlusconi».
E il trend nazionale dice Pdl.
«Esatto, dirò di più. Quello che sembra un progetto per gli addetti ai lavori, per la gente è già realtà. I cittadini non fanno distinzioni tra i vari partiti del centrodestra».
Tutti insieme. Non sembra un pensiero condiviso tra i dirigenti.
«Invece siamo ormai in una realtà nuova. La Lega ha sue peculiarità particolari, ma è diverso. E anzi altro merito di Berlusconi è stato quello di capire che era giusto lasciare la Lega agire con maggiore libertà. Ma dobbiamo farci una competizione positiva tra noi».
Cosa intende dire?
«Che reputo molto, molto positivo il successo della Lega. E invece tra gli altri partiti del centrodestra le differenze siano al 98 per cento tra i dirigenti, chiamiamoli così, locali».
E perché si ostinano ad alzare le barricate?
«Perché hanno paura di perdere potere. Il coordinatore metropolitano, il vice, laiutante, il braccio destro. Tutte piccole nicchie di potere che non si vogliono abbandonare».
Si dice che qui il muro di Berlino non sia ancora caduto.
«Nel centrodestra non ci sono differenze ideologiche tra partiti, cosa che invece esiste tra ex Ds ed ex Margherita. Chi non lo capisce, si arrangi».
Come fare?
«Nel mio piccolo, a Rapallo entro luglio farò un primo incontro con tutte le forze del centrodestra. Per ripartire dal popolo dei gazebo».