Quote rosa per le elezioni, quote rosa nei consigli di amministrazione, Cameron che si lamenta per i pochi neri ammessi a Oxford, e via di questo passo. Chi plaude alle «quote» si è mai chiesto che può capitare che vengano escluse persone meritevoli per far posto ad altre aventi come unico merito il sesso o il colore della pelle? Propongo un paradosso: tra i bocciati nelle scuole dellobbligo e agli esami universitari il 30 per cento deve essere donna. In fin dei conti si presenterebbe né più né meno che la stessa possibilità che si presenta nelle «quote positive»: una persona meritevole viene esclusa per colpa del sesso o del colore. Non sono così ottuso da negare le posizioni preminenti degli uomini bianchi ma credo che usare un solo parametro sia sbagliato. Per esempio, per le liste politiche perché non completare il parametro del sesso con quello del numero di iscritti ad un partito di quel sesso? Se gli iscritti ad un partito (non importa se uomini o donne) rappresentano una certa percentuale, questa stessa percentuale deve ripetersi nei candidati che vengono presentati (ovviamente con un più o meno 10 per cento: lintelligenza non viene distribuita col bilancino): le donne iscritte al partito XY sono il 70 per cento? Bene che siano il 70 per cento anche nelle liste; ma se sono il 10 per cento tali rimangano anche nelle liste. A me sembra semplicemente sensato.
Vermezzo (Milano)
Ma per lamor di Dio, caro Bellia, non ci si metta anche lei! Percentuali, segmenti, aliquote, quozienti: con questo computo delle quota rosa davvero non se ne può più e per tagliar corto lunica soluzione sarebbe quella di assegnare alle donne il cento per cento di tutto. Cento per cento del Parlamento, del governo, della magistratura, delle Forze armate, della Confindustria, della Fiat-Chrysler, delle squadre di serie A, B e C, dei Consigli regionali, provinciali e comunali, della burocrazia, dellimpiego pubblico e privato, della Guardia del Pantheon, della Canottieri Aniene e del Circolo del Whist, di Mediobanca e del coro degli Alpini. Tutto in rosa e tutto rosa, anche la vita e i maschi, a spasso. Unaltra ideuzza: dare il diritto di voto solo alle donne. Sarebbe un gran colpo. Di quelli che tagliano la testa al toro (anche se resterebbe se non un torello, un manzo o manzetta: che fare dei trans? Mica gli/le si può attribuire un voto che valga il cinquanta per cento nel caso si stabilisca che sono metà quello e metà quella, né uno di doppia portata ove si concordi che sono e questa e quello).
Delle perplessità sollevate, anche negli ambienti liberal, dalla madre di tutte le quote (anche le nostre, va da sé): lAffermative action, ovvero discriminazione positiva, lo strumento politico americano per promuovere la pari opportunità, abbiamo in questo «Angolo» già parlato. Non piace per quello che lei sottolinea, caro Bellia, e cioè che col sistema delle quote ci si trova a negare posti di lavoro a candidati meritevoli in favore di chi se li aggiudica per il solo essere non bianco o donna. E non piace a questultime perché non possono dimostrare daver ottenuto il posto di lavoro per le proprie qualità e meriti, ponendole in uno stato di subalternità nei confronti dei maschi i quali, essendo fuori quota, il posto non possono esserselo guadagnato che con le proprie forze. Insomma, la si può girare come la si vuole ma il cerchio non lo si quadra e non lo si potrà mai quadrare. Intanto, diamo unocchiata intorno: nel decidere lintervento militare - giù bombe - in Libia, Barack Obama è stato confortato, se così si può dire, da quattro donne del suo staff (i maschietti, scettici o contrari). Le petit Sarkozy sè buttato nella mischia - giù bombe - dopo che Carlà laveva sottoposto allo scilinguagnolo del suo amichetto, suo di Carlà, Bernard Henry-Levy.
Paolo Granzotto
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