Cultura e Spettacoli

Quelli che le ferie finiscono sempre male

Scrittori e registi spesso hanno immaginato vacanze tali che i protagonisti, col senno di poi, non avrebbero mai voluto iniziare

Quelli che le ferie finiscono sempre male

«Le malattie sono le vacanze dei poveri», diceva Guillaume Apollinaire. Il quale visse ammaccato ma tutto sommato sano (almeno secondo i suoi standard piuttosto libertini e libertari), quindi fu poco vacanziero, ma morì malato, malatissimo, prendendosi un'eternità sabbatica da trascorrere nel paradiso dei poeti. Lo diceva probabilmente per consolare se stesso, pensando forse che vale pure l'inverso: le vacanze sono le malattie dei ricchi. Dei ricchi di spirito, più che di pecunia. Soprattutto, dei ricchi di talento narrativo. Anche per loro, come per chiunque, la vacanza è una parentesi, una digressione, un esperimento, un'avventura. Nella vita e nelle opere. Però a volte le vacanze di cui parlano vanno a finire male, e i loro personaggi, figli adottati dal loro genio, tirando le somme vorrebbero tanto tornare indietro...

Prendiamo il povero Jack Torrance. Lui se ne stava bello tranquillo nel mondo delle idee, quando quel diavolo di Stephen King, in vacanza con la moglie allo Stanley Hotel di Estes Park, in Colorado, assistendo ai preparativi della chiusura invernale pensò quanto doveva essere triste, claustrofobico, angosciante, folle, il lussuoso albergo deserto. Così all'allora trentenne futuro re del brivido scoccò la «luccicanza», vale a dire lo Shining , che condannò Torrance, a sua volta scrittore, ma in crisi creativa, a una sorta di sedia elettrica per il corto circuito della sua mente, prima eccitata dalla prospettiva di raccattare qualche dollaro per far la guardia all'Overlook Hotel dedicandosi liberamente al suo romanzo, quindi di stare sostanzialmente in vacanza, poi sconvolta dalla pazzia.

E il mago Cipolla? Una doppia combinazione di casualità ne decretarono la tragica fine. Nell'agosto del 1929 Thomas Mann era con moglie e figli in vacanza sul Baltico. Il Mago di Lubecca era incazzato (beninteso, come poteva essere incazzato un uomo di gran classe) perché la sua signora gli aveva impedito di mettere in valigia il materiale necessario a proseguire nella stesura di Giuseppe e i suoi fratelli . Tuttavia non seppe resistere al richiamo della scrivania. E allora, ripensando alla vacanza di tre anni prima in Italia, a Forte dei Marmi, ecco che Mann mise in piedi in quattro e quattr'otto il lungo racconto Mario e il mago , in cui il mago è il malcapitato Cipolla e Mario è il cameriere il quale, ipnotizzato dall'illusionista, dopo averlo baciato credendolo la sua fidanzata, per la vergogna gli spara un colpo di pistola, seccandolo di fronte al pubblico inorridito.

Mann non era nuovo a crimini del genere. Tre anni prima aveva dato alle stampe la strana storia di un giovane ingegnere di Amburgo, tale Hans Castorp. Sapete che c'è? Vado a trovare mio cugino Joachim giù in Svizzera, al sanatorio Berghof a Davos, ci starò tre settimane, giusto il tempo di ritemprarmi un po', pensa l'incauto ragazzo. Sappiamo tutti com'è andata a finire. Hans non si è ritemprato per niente, ed è anche scoppiata la prima guerra mondiale. Certo, in cambio abbiamo avuto La montagna incantata , un romanzo che sta sul podio delle Olimpiadi della Letteratura...

Lasciato il ventenne Castorp al suo destino, possiamo ricordare le amare vicende di tre adolescenti a nome Agostino, Claudio e Anna, nati rispettivamente nel 1943, nel 1953 e nel 1962. Tutti e tre, ovviamente, in vacanza e in preda ai primi tormenti erotici. Agostino di Alberto Moravia, La grande vacanza di Goffredo Parise e La vacanza di Dacia Maraini (che strano, proprio due maschi e una femmina, come gli autori...) compongono un tris perdente che dimostra quanto sia difficile crescere portandosi dietro un'infanzia tutt'altro che serena.

Sempre in Italia, e più o meno da quelle parti, fra il litorale romano e la Versilia, incontriamo un altro perdente. Di successo perché interpretato da Jean-Louis Trintignant, ma perdente. Del resto, quando finisci nelle mani di gente come Dino Risi, Ettore Scola e Ruggero Maccari, sai in partenza che ogni tuo passo, ogni tuo respiro è cosa loro. Se poi ti mettono a fianco, alla guida di una spider, Vittorio Gassman... È parcheggiato in casa a studiare, la mattina di Ferragosto del 1962, l'anonimo Roberto Mariani. Ma dietro le insistenze del Lucignolo Bruno Cortona quel burattino senza fili conclude che sì, una piccola vacanza in fondo se la può concedere. Scoprirà che la vita non è un rettilineo, e che l'ultima curva è sempre la più pericolosa.

Restando seduti al cinema, ma facendo un salto in avanti di dieci anni e sorvolando l'Atlantico per atterrare sui Monti Appalachi, vediamo un'altra brevissima vacanza trasformarsi in un'inferno. Iniziato come Un tranquillo weekend , quello degli amici Ed, Lewis, Bobby e Drew, dopo il trattamento congiunto del romanzo Deliverance di James Lafayette Dickey e della regia di John Boorman subisce una mutazione psicologicamente e fisicamente mostruosa, di paura . Ne usciranno a pezzi.

Va meglio, pur lasciandolo con l'amaro in bocca, la trasferta del giovane principe Nechljudov, alter ego di sua maestà Lev Tolstoj. Anche lui, come Mariani-Trintignant, mette da parte i libri. Se ne va nei possedimenti di famiglia in campagna, nell'anno di grazia 1856, e decide di retrocedere al rango di contadino. Tuttavia Il mattino di un proprietario terriero dura lo spazio di un mattino o quasi, e il nobile che voleva andare verso il popolo si accorge che il popolo non vuole andare verso di lui: ricchi e poveri tali sono e tali rimangono.

Meno nobile, meno bello, meno idealista (soprattutto meno idealista) di Nechljudov è il Michel di Michel Houellebecq in Piattaforma . Siamo ormai nel 2001, e se un funzionario ministeriale quarantenne non sa più che farsene della propria vita, ostaggio dello spleen e del grigiore, non si rifugia nell'assenzio come facevano i suoi omologhi un secolo e mezzo prima: sale sull'aereo e va in Thailandia, meta dei piaceri proibiti. Galeotto l'amore per Valérie, la vacanza diventa un affare, l'affare dei villaggi turistici a base di sesso a pagamento, ma ben presto l'affare s'ammoscia. Tragicamente.

Da King a Houellebecq, in questo giro del mondo in dieci tappe abbiamo appreso che a volte la vacanza è meglio se resta vacante. Per le loro creature, non per i loro lettori. I quali hanno il privilegio di andare serenamente in vacanza.

Magari portandosi qualche buon libro.

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