(...)ad individuare e motivare critiche individuali e collettive ma un soggetto che esorbita dalle funzioni di sua competenza.
Strano Partito quello in cui designazioni di varie natura, per il Parlamento Europeo, Presidenza della Regione e sul Sindaco di Genova, avvengano non al termine di una valutazione comparativa e collegiale tra diverse candidature, bensì da una investitura diretta e solitaria di un Ministro.
Strano Partito quello in cui non è la base a selezionare i vertici ma solo i vertici (o il vertice) a selezionare la base.
Strano Partito quello in cui in luogo di un dibattito politico sul merito e sul metodo dei gravi rilievi critici rivolti a rilevanti soggetti istituzionali ed in cui ci si affida ad una sede «confidenziale», una sorta di «cena fuori porta» attribuendole la funzione atipica per spiegazioni e chiarimenti politici.
Strano Partito quello in cui le questioni politiche e comportamentali, proprio alla vigilia di una consultazione elettorale regionale, vengono rivolte proprio nei confronti dei soggetti che potrebbero o non essere ancora ricandidati.
Strano Partito quello in cui si vuole risolvere a «tarallucci e vino» come nelle poesie del Trilussa e del Belli, questioni molto gravi per le persone e per il partito forse sta proprio in quella visione, accettata da troppi, di carattere feudale e verticistico, che può ravvisarsi la spiegazione, se non giustificazione, di ciò che è successo.
*Membro della Direzione Nazionale del PDL
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