da Milano
«Preferisco perdere con un programma chiaro piuttosto che consegnare ad alcuni soggetti un continuo potere di interdizione». Riflessione di Filippo Penati dedicata a Rifondazione e al suo futuro. «Be, alle Provinciali mi presento con una mia lista aperta alla società. Obiettivo? Il cinque per cento e quindi il ritorno a Palazzo Isimbardi. Naturalmente, gli altri - Pd, Italia dei valori, Socialisti, verdi e Sinistra democratica - incasseranno il 40?».
Punto interrogativo che non va giù in casa Pd: «Il problema, Filippo, è piuttosto fare il cinque». Secca la replica, stilografica alla mano: «Fatti cento i voti, tolti due che si disperdono tra la Destra di Storace e giù di lì, per vincere occorre la metà, 44, più uno ovvero 45. Vuoi non beccare il cinque, con pure il voto provinciale che consente di mettere lics anche solo sul presidente? E con lUdc fuori dal Pdl, ci basta perfino conquistare il due per gridare al successo».
Certezza che non ammette repliche, neppure con i sondaggi che dimostrano come larretramento del centrodestra è solo nei suoi sogni da candidato presidente: «LUdc non sceglie di stare con il Pdl, come potrebbe correre per le Europee in solitario e stringere alleanze con il Pdl che gli mette lo sbarramento alle Europee?», «E la Lega? Tratta, tratta ma poi è sempre capace di riservare sorprese come alle Provinciali del 2004 dove determinò la sconfitta del centrodestra e di Ombretta Colli. Comunque, tranquilli, non faccio fatica a giocarmi come leghista di sinistra». Cè però un problemino: «Cl deve stare fuori, non deve schierarsi o meglio deve dichiararsi neutrale», afferma il presidente sempre a caccia di consensi e con la promessa di «una campagna davvero forte, con slogan e leitmotiv dedicati al presidente». Già, regolina pubblicitaria: quando i fatti scarseggiano è meglio giocare il tutto per tutto sul candidato.
E questo vale anche per il ballottaggio dove Penati strizza locchio allUdc, «abbiamo già incontrato il coordinatore Luigi Baruffi», e, perché no, a Rifondazione che al primo turno andrà però da sola: «Se volessero rompere la mia maggioranza avrebbero mille occasioni sia in aula sia in giunta, non lo fanno e questo ha un significato politico preciso». Schemi di gioco della prossima campagna per le Provinciali di Milano made in Zelig.
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