Su e giù nel tempo per evitare un assassinio

Dall’Italia di un Rinascimento dietro il cui volto classico si nascondono violenze e passioni, alla Roma del 2007, in cui forze oscure che per secoli sono rimaste sopite mettono in moto una catena di eventi i cui fili s’intrecciano fino a perdersi. Da un delitto reale, che la storia ha dimenticato, a una trama fitta come una spy story, in cui i personaggi si muovono tra la finanza internazionale e un jet set luccicante e spietato.
Chiudi gli occhi (Cairo editore-Rai Eri, pagg. 479, euro 18,50) è il romanzo in cui Silvana Giacobini, direttore di Diva e donna, smonta e rimonta i meccanismi dell’attualità e muove i suoi personaggi tra i segreti del mondo dei mass media e gli intrighi del jet set internazionale, con l’abilità di chi quel mondo lo conosce e lo domina. Ma, nello stesso tempo, è un viaggio nel tempo dove la finzione si scopre storia, con la precisione della giornalista di razza, addirittura una storia misconosciuta che i libri hanno cancellato.
Giornalista come la protagonista del romanzo, come lei anche Silvana Giacobini possiede quel «dono» di vedere al di là dell’evidenza. E come Chiara Bonelli, l’eroina del romanzo, che una Dama misteriosa investe della missione di evitare un omicidio, anche lei ha afferrato il filo di un delitto, e riallacciandolo con pazienza, ha scoperto il nome della vittima: un nome illustre, Livia Colonna della Rovere, e quello dell’assassino, ancora più luminoso, Pompeo Colonna, eroe dell’assedio di Malta e della battaglia di Lepanto.

Dal fragore delle spade nelle battaglie contro i turchi al clamore degli studi televisivi; dall’oscurità degli antichi assassini alle tenebre dei demoni moderni; dai misteri nascosti in vecchi documenti agli intrighi che si muovono alla velocità del computer; il romanzo viaggia nel tempo, e scopre desideri, passioni e sentimenti uguali oggi come cinquecento anni fa, dimostrando che le leggi che regolano le azioni umane sono sempre le stesse, uguali le menzogne, e l’importante è avere la «visione» che permette di andare oltre l’apparenza: «Era rimasta passivamente in balìa delle visioni, perché aveva sempre avuto paura. Adesso, quando si trovò nell’altrove della visione, per la prima volta provò a guidare gli occhi della mente».

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