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Suarez:"Datele tempo, l'Inter diventerà come il Grande Real"

Caro Suarez, lei che ha giocato contro quel Real targato '60-61, 15 vittorie
di fila prima di pareggiare con l'Oviedo, che dice: più forte di questa
Inter?
«Più forte nel parco attaccanti, ne aveva un maggior numero di livello
mondiale. Di Stefano e Puskas tecnicamente erano giocatori fuori della
norma, Gento uno scattista straordinario: ne faceva 40 a partita, si fermava
e ripartiva».
Nel resto?
«Meglio l'Inter: difesa più forte, centrocampo più valido. Ha una rosa più
completa nella qualità. Il Real viveva su 4-5 giocatori, gli altri erano
assolutamente nella norma. Nell'Inter non c'è la grandissima stella, com'era
Di Stefano nel Real».
Il campionato era di buon livello?
«Aveva 5-6 squadre di valore. Ma in Spagna o in Italia, permettersi una
serie del genere è sempre difficile: bisogna avere una formazione in gamba.
Fai presto a trovare l'intoppo».
Fece colpo il record?
«Non più di tanto, perché si parlava meno e si guardava poco alle
statistiche».
Se quel Real e questa Inter dovessero sfidarsi?
«Periodi troppo diversi, eppoi quella era una grande squadra nel vero senso
della parola: fece un grande ciclo fatto di vittorie importanti. L'Inter lo
sta diventando: bisogna darle tempo per un paragone. Ma è sulla strada
giusta».
Certamente il Real faceva paura, anche se voi eravate il Barcellona...
«Facevano paura i tre attaccanti. Dietro avevano poco lavoro, perché il Real
andava e schiacciava».
C'è qualcuno dell'Inter che somiglia a Puskas o Di Stefano?
«No, non lo vedo. Di Stefano era il numero nove, ma soprattutto un giocatore
universale».
C'era anche Del Sol che poi sarebbe arrivato alla Juve...
«E con lui Vidal, Casado: molto normali. Del Sol era calciatore di alto
rendimento, un gran lavoratore».
Un tipo come Cambiasso?
«Forse. Anche se questo ha miglior tecnica. Del Sol era più dinamico e
irruente. Cambiasso sa segnare qualche gol in più, Del Sol era più adatto ad
arginare».
C'era uno Stankovic?
«Vedo sempre paragoni con Del Sol, almeno in qualche frangente. Oggi
Stankovic è molto maturato, sta vicino al vivo del gioco: una grande
annata».
Un giocatore di questa Inter che le piace in particolar modo?
«Mi piace la squadra: è compatta e completa. Ibrahimovic è il più
spettacolare, fa cose che arrivano al pubblico. Voglio dire: se la partita è
un po' addormentata, state sicuri che lui la sveglia».
Nessun paragone con quelli del Real?
«Guardi che quella squadra giocava molto bene a pallone. Forse Gento, con le
sue fiammate accendeva la partita, con la sua velocità rendeva tutto più
spettacolare. Ma tecnicamente Puskas e Di Stefano erano straordinari».
Parliamo dei tecnici?
«Allora l'allenatore non contava come oggi. C'era meno tatticismo. Prima si
diceva: il Real di Di Stefano. Al massimo del trio: Puskas, Gento, Di
Stefano. Si è cominciato con Herrera a cambiar musica».
Com'era Hector Munoz?
«Tranquillo, pacato, non alzava la voce. Sono stato con lui in nazionale.
Tranquillo ma autoritario. Il lavoro era più facile: meno giocatori, otto
giocavano sempre, meno mugugni».
Mancini?
«Quest'anno sta lavorando bene. Vero che, quando vinci, ogni cosa diventa
più facile. Tutti hanno capito che serviva cambiare registro, lasciar
qualcosa a beneficio della squadra. Piccole cose per far diventare forte un
gruppo. L'Inter è migliorata molto: reparti competitivi, sono stati presi
giocatori che hanno dato carattere, personalità, carisma».
Questa Inter avrebbe fatto una bella figura in quel campionato del Real?
«Una figura bellissima, però senza il Real di mezzo. Stesso problema che
avevamo noi del Barcellona. Eravamo forti, ma con quel Real...».
Mercoledì l'Inter tornerà in Champions contro il Valencia, come se la
caverà?
«In questo momento è superiore. Gli spagnoli hanno avuto un campionato molto
irregolare. Però bisogna sempre diffidare.

Ormai l'Inter può gestire il
campionato con calma, vincere la Champions servirebbe a darle credibilità e
prestigio: le qualità di una grande squadra».

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