«Subito gli impianti per convertire il gas»

Per il ministro dell’Economia è fondamentale rivedere le scelte sul nucleare

Gian Battista Bozzo
nostro inviato a Mosca
I prezzi «alti e volatili» del petrolio e del gas rappresentano il maggior pericolo per le prospettive di crescita dell’economia mondiale. Al termine del loro incontro moscovita, i ministri finanziari del G8 confermano l’allarme sul fronte dell’energia, reclamando meccanismi per assicurare un miglior funzionamento del mercato e auspicando lo sviluppo del dialogo fra Paesi produttori e consumatori. Le frasi diplomatiche inserite nel comunicato finale del G8 rendono, però, solo parzialmente chiara l’enfasi che gli otto Grandi hanno posto ieri sulla questione energetica. La stabilità e la sicurezza delle forniture, insieme ai prezzi, sono oggi il grande problema economico globale. L’Europa e l’Italia se ne stanno accorgendo in queste settimane dei tagli di forniture di gas naturale dalla Russia. Perciò, a vertice appena terminato, Giulio Tremonti avverte: «Mosca offrirà nel giro di qualche anno risorse addizionali dai giacimenti del Mare di Barents. Si tratta di gas liquido, trasportato via mare, e l’Italia deve immediatamente dare il via alla realizzazione di rigassificatori. E credo fondamentale - aggiunge - ritornare sulla scelta del nucleare».
Ricevendo al Cremlino i ministri finanziari, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che è necessario sviluppare una strategia che porti a forniture energetiche sicure, e a prezzi ragionevoli, con il danno minimo per l’ambiente. Putin ha anche annunciato che la Russia intende diventare un fornitore «stabile e affidabile» di energia per tutti, compresi gli Usa. La questione gas è stata discussa anche in un incontro bilaterale fra il nostro ministro dell’Economia e il suo collega russo Aleksey Kudrin. Quest’ultimo ha confermato le responsabilità dell’Ucraina nella situazione che si è creata dall’inizio dell’anno: Kiev ha sottratto illegalmente 70 milioni di metri cubi di gas, ha spiegato Kudrin, e la Gazprom ha potuto sostituirne solo la metà. Ma presto la morsa dell’inverno si allenterà, e i flussi dovrebbero tornare alla normalità. Ai ministri finanziari occidentali, Mosca promette comunque forniture energetiche aggiuntive. Entro il 2010, spiega Kudrin, entrerà in funzione la piattaforma estrattiva del Mare di Barents, che potrà garantire un flusso di 70-90 miliardi di metri cubi l’anno. A questo giacimento si riferisce Tremonti, sollecitando la «scelta immediata» di costruire rigassificatori necessari a ritrasformare il gas naturale trasportato via mare in forma liquida. Kudrin ha ricordato che si lavora anche a un nuovo gasdotto russo-tedesco, quello del Nord Europa, che trasporterà 55 miliardi di metri cubi di gas l’anno attraverso due tubi per 2.500 chilometri complessivi.
Per Tremonti, i problemi energetici non sono congiunturali, ma strutturali; non sono regionali, ma globali con l’incremento di consumi nei Paesi emergenti dell’Asia. Sono dunque questioni che richiedono soluzioni tecniche, ma anche politiche. Perciò il ministro dell’Economia sta pensando di proporre all’Ecofin di marzo la creazione di una Agenzia europea per l’energia. Sta anche maturando l’ipotesi di allargare i confini di attività della Banca europea degli investimenti ai Paesi produttori di energia, per finanziare nuovi campi estrattivi e «pipeline». Secondo il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Rodrigo Rato, il solo incremento della domanda non spiega il fenomeno di un petrolio schizzato in pochi anni fino a superare i 60 dollari al barile; ci sono anche strozzature nell’offerta. Fra queste, il monopolio della Gazprom che tuttavia Mosca non ha alcuna intenzione di allentare. Kudrin ha tuttavia promesso che la Russia «creerà condizioni eguali di accesso ai gasdotti» per tutte le compagnie che si occupano di gas.
Polarizzata sulle questioni energetiche, la discussione alla riunione d’esordio della presidenza russa del G8 ha lasciato scarso spazio ad altre materie.

In particolare Mosca ha confermato la proposta di restituire anticipatamente 11-12 miliardi di dollari di debito ex sovietico ai creditori del Club di Parigi. E si è impegnata a intensificare le trattative per l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio.

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