Sul palco del Manzoni domenica bestiale all’insegna del jazz

Konitz, Blake e Parker: tre grandi concerti a partire dal pomeriggio

Una Maratona Jazz come quella che il Festival MiTo propone domani dalle 17 in poi al Teatro Manzoni, è un evento raro e importante. Tanto più che i protagonisti sono il duo di Lee Konitz e Martial Solal, sax alto e pianoforte; poi la Hellbent Band del sassofonista canadese Michael Blake e il progetto Raining on the Moon del contrabbassista William Parker con Leena Conquest voce e danza, Lewis Barnes tromba, Rob Brown sax alto, Eri Yamamoto pianoforte, Hamid Drake batteria. Non mi si accusi di lodare il tempo passato se metto in particolare risalto il duo Konitz-Solal. Sono coetanei, hanno entrambi 81 anni, ma non hanno perduto nulla dello smalto dei tempi migliori; nemmeno Konitz che ha iniziato la carriera nella nativa Chicago durante la seconda guerra mondiale su uno strumento logorante come il sassofono. Ha avuto la fortuna di incontrare nel 1945 Lennie Tristano e di partecipare al gruppo più produttivo degli allievi del grande maestro, lavorando con lui in numerosi dischi che hanno fatto epoca nel jazz del dopoguerra. Ma anche negli anni seguenti e fino ai nostri giorni Konitz ha scritto, in proprio e con sodalizi straordinari, pagine preziose di storia della musica afro-americana. Fra i suoi incontri più felici c'è Martial Solal, pur così diverso, nato ad Algeri ma parigino di adozione da sempre. Tecnico meraviglioso dello strumento e intensamente espressivo, ha trovato un partner giusto proprio in Konitz.
Michael Blake, trasferitosi a New York negli anni Novanta dove è diventato un punto di riferimento nell'ambiente musicale della Grande Mela, è certo ricordato dai jazzofili più attenti come sassofonista dei Lounge Lizards di John Lurie, poi nel Jazz Composers Collective e infine come direttore di gruppi suoi, spesso rinnovati e sempre di grande interesse come questa Hellbent Band.

Quanto al newyorkese William Parker, già ben noto in Italia e anche a Milano, non c'è dubbio, come ha dichiarato poco tempo fa Steve Greenlee sul Boston Globe, che «egli sia emerso come il più importante leader della scena attuale dell'avant-jazz».

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