Sul set avrà il ruolo di un brianzolo doc che s’innamora della «Terronia»

Roma«Sarà una commedia federalista», scherza il produttore esecutivo Riccardo Tozzi. «Sarà la rivincita dei terroni», scrive Biagio Coscia sul Corriere del Mezzogiorno. Comunque sia Benvenuti al sud è un film di cui si parlerà molto. Primo ciak a settembre, nel paesino di San Marco di Castellabate, nel Cilento, forse ribattezzato Castel di Principe (benché l’assonanza con Casal di Principe, feudo dei Casalesi, preoccupi un po’). Interpreti principali Claudio Bisio e Angela Finocchiaro da un lato, Alessandro Siani e Luisa Ranieri dall’altro. Regia di Luca Miniero, su copione di Massimo Gaudioso, uno degli sceneggiatori di Gomorra.
Sì, un remake. Di quel Giù al nord, strepitosa commedia di Dany Boon, che in Francia incassò oltre 130 milioni di euro, più di Titanic. Da noi si fermò a 3 milioni, neanche troppo male. Ma da subito quelli di Medusa individuarono nella storia lo spunto per un rifacimento italiano, s’intende a coordinate geografiche rovesciate. E quindi, se nel film francese era un uomo del sud, il dirigente postale Philippe, ad essere trasferito su a Bergues, cittadina di 4.306 anime, nel cuore di un profondo nord esposto a pregiudizi e luoghi comuni, qui sarà un brianzolo doc, Alberto, a finire giù nel Cilento, in quel paesino di 1.600 anime che ai suoi occhi rappresenta una sorta di incubo, la quintessenza di Terronia.
Ma poi, smaltito lo shock iniziale, il leghista Bisio, pure animatore di un’Accademia del gorgonzola, scopre che a Castel di Principe non si sta così male. Milano può attendere. La gente è allegra, si mangia bene, i liquori sono saporiti, le ragazze carine. Così, nel succedersi delle gag, va a finire che il direttore s’innamora del posto, e quasi simpatizza con i suoi dipendenti postali quando, per non deludere la prevenuta moglie Finocchiaro alquanto scocciata d’esser lì, inscenano dentro un container risalente al terremoto uno spettacolo sbracato e cialtrone, in linea con la diffusa opinione razzista.
Alessandro Siani sarà il postino, fidanzato con la procace Luisa Ranieri, che introduce lo straniero agli usi e ai costumi meridionali. Come nell’originale francese, l’idea è di sbriciolare qualche granitico pregiudizio attraverso situazioni surreali. «È un film necessario, perché tratta sia pur con leggerezza temi sociali delicati», sostiene il comico partenopeo. Mentre lo sceneggiatore Massimo Gaudioso spiega di aver rispettato fedelmente lo schema, pur divertendosi «a stemperare certi affondi romantici a un passo dal melenso, a marcare le differenze tra nord e sud, in Italia molto più nette che in Francia». Sarà.
Quando presentò a Roma Giù al nord il regista Dany Boon confessò: «I francesi del sud pensano che siamo persone chiuse, abbiamo avuto una vita difficile, siamo schiacciati dalla disoccupazione, siamo tutti gran bevitori.

Girano sui giornali anche ricerche pseudoscientifiche secondo le quali da noi si muore prima per mancanza di luce! Certi pregiudizi restano radicati». Naturalmente, alla fine di Benvenuti al sud tutti saranno migliori, gentili e tolleranti. Nella realtà, diciamolo, le cose sono più complicate.

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