Politica

Sull’imam scende in campo Prodi: «Perché hanno espulso Bouchta?»

E la Gruber a «Matrix»: «I kamikaze? Colpa dell’occupazione»

Francesca Buonfiglioli

da Milano

Terrorista? Forse. Anzi, chissà. Così il leader dell’Unione Romano Prodi chiede che siamo «chiariti i motivi dell’espulsione dell’imam di Torino». È successo ieri dal palco di Perugia dove si svolge l’Assemblea Onu dei popoli e dove il Professore è entrato nel vivo della campagna elettorale. Attaccando diretto la legge Bossi-Fini che - dice - «deve essere cambiata radicalmente» e il presidente del Senato Marcello Pera: «Le sue affermazioni sul meticciato al meeting di Cl - ha commentato Prodi - sono contro la nostra storia, la nostra cultura, le nostre radici». Gli chiedono: dunque cosa si doveva fare? Ma qui la questione si fa difficile e Prodi risponde di non avere «nessuna idea sulla vicenda» perché gli «mancano gli elementi». Insomma: «In questi casi è necessario che venga resa chiara tutta la vicenda, la motivazione delle procedure e tutto quello che viene fatto. Il giudizio va dato sui fatti». Che Prodi evidentemente non conosceva.
A sinistra insomma l’opera di prevenzione avviata dal Viminale non va giù. Così da un altro palco, quello televisivo di Matrix, l’ex giornalista e ora deputata europea dei Ds Lilli Gruber ha dato lezione sulle vere responsabilità del terrorismo islamico. I kamikaze? L’ex mezzo busto del Tg1 non ha dubbi: «Non sono una manica di pazzi pronti a farsi esplodere solo per motivi religiosi. Il 95% degli attentati è riconducibile all’occupazione straniera di territori considerati una patria».
Nella puntata del programma di Enrico Mentana dedicata all’espulsione «eccellente» dell’imam di Torino e alla minaccia del terrorismo la Gruber è apparsa decisa. Premettendo che «non esistono risposte semplici», la giornalista ha snocciolato i dati di cui sopra, presi da un’inchiesta condotta da un professore statunitense, e ha invitato a non cadere nella «pericolosa equazione» musulmano-terrorista. Ma quando Andrea Gibelli, capogruppo della Lega alla Camera, le porta il controesempio di Londra, dove gli uomini bomba erano cittadini britannici che non potevano avere altra motivazione se non l’«indottrinamento» ricevuto nelle comunità islamiche del cosiddetto Londonistan, la deputata si limita a invitare gli ospiti a «una discussione seria». Come la «guerra angloamericana in Irak». «Il conflitto ha svolto una funzione di supporto», si infuoca l’ex giornalista: avrebbe dato nuova linfa agli estremisti, rappresentato una base di addestramento e d’azione e sarebbe stato percepito da molti islamici come «l’ennesima ingiustizia»: «Del resto si tratta di una guerra illegale» - sentenzia - basata su due menzogne: presenza di armi di distruzione di massa e legami del regime di Saddam con Al Qaida».
Tutto questo noncurante delle osservazioni di Massimo Introvigne, esperto di Islam - che ricorda come il qaidista Al Zarkawi fosse in Irak già ai tempi di Saddam Hussein - e di Stefano Dambruoso, ex procuratore di Milano e ora esperto giuridico italiano presso le Nazioni Unite. «Gli attentati ci sono stati prima della guerra, nel ’93, nel ’94 e nel ’98 - fa notare Dambruoso. La guerra ha fornito un’ulteriore giustificazione ideologica». La Gruber è irremovibile: il terrorismo va indiscutibilmente condannato ma, per combatterlo efficacemente, deve essere compreso nelle sue cause profonde, storiche. Ovvero l’occupazione.

E fedele alla «missione giornalistica», sui titoli di coda, manifesta con il padrone di casa la preoccupazione che «i cittadini non ci abbiano capito granché» e si autoinvita per una prossima puntata.

Commenti