Sulla linea A rischi per i non vedenti

Molti treni non hanno le paretine per impedire che un cieco possa cadere tra i vagoni

Metro ancora a rischio per ciechi e ipovedenti. A quasi tre anni dalla morte di Giampiero Cassio, travolto da un convoglio alla Garbatella, la Cassazione ha ritenuto responsabili gli allora vertici di Met.Ro e ha ingiunto alla società di adeguare stazioni e convogli in modo da garantire l’assoluta sicurezza per i non vedenti. Ma dopo una spesa di due milioni di euro per i lavori, la sotterranea della Capitale è ancora disagevole e pericolosa, per i disabili visivi. «I treni del vecchio tipo della linea A - sottolinea l’Unione italiana ciechi - non hanno le paretine per impedire che un non vedente possa cadere nello spazio tra i due vagoni. Inoltre, molte stazioni della stessa tratta non sono dotate ancora della linea gialla in rilievo, per non parlare dei percorsi tattili». Come si ricorderà, dopo la tragedia della Garbatella (il 15 luglio del 2004), il Campidoglio promise, in tempi brevi, una metro più sicura per i disabili visivi. La consigliera delegata. all’handicap, Ileana Argentin, presentò un ordine del giorno con cui chiedeva la «rimozione di tutte le barriere sensoriali in tutte le stazioni della metro B entro il 30 settembre del 2004». Veltroni appoggiò la richiesta e promise (con Atac SpA, Trambus SpA e Met.Ro. SpA) all’Unione Italiana dei Ciechi e all’Associazione Disabili Visivi, di adeguare tutte le stazioni della Metro B. E l’allora assessore alla Mobilità, Mario Di Carlo, proclamò: «Faremo i percorsi bullonati».
Ma, a più di due anni dalla morte di Cassio, tanto ancora resta da fare. In molte stazioni delle linea A (come Arco di Travertino, Porta Furba, Lucio Sestio, Giulio Agricola, Anagnina, San Giovanni, Vittorio, Termini, Repubblica, Barberini, Spagna, Flaminio, Lepanto ed Ottaviano), non solo non esistono percorsi tattili per disabili, ma la stessa linea gialla di delimitazione della banchina non è in rilievo, ma liscia. In tutte le stazioni della linea B (con l’eccezione di Termini), invece, la striscia gialla è in rilievo, ma il percorso tattile si snoda parallelamente al convoglio, dal vano ascensori all’altro capo della banchina. Questo costringe gli ipovedenti ad un lungo percorso per raggiungere lo snodo che li dovrebbe indirizzare esattamente in corrispondenza della porta del primo vagone. «Purtroppo - spiega un addetto della stazione Garbatella - gli ascensori sono stati realizzati prima del percorso per i non vedenti e d’altra parte i disabili visivi devono salire sul primo vagone, perché i conducenti sono responsabili della loro incolumità, quindi i ciechi devono per forza percorrere tutta la banchina». Nonostante questa disposizione dei percorsi tattili, però, non sempre i vecchi convogli della linea B si arrestano in corrispondenza dell’accesso per i disabili. In più casi il treno si arresta troppo presto, con la conseguenza che il percorso avrebbe condotto un eventuale ipovedente, non nella carrozza, ma nel vuoto, davanti al muso del treno. Sempre non ottimale, la configurazione dei «sentieri» per disabili visivi nelle stazioni della metro A.

In stazioni come Furio Camillo, Ponte Lungo, Re di Roma, Subaugusta il percorso si snoda dagli ascensori, per tutta la lunghezza della banchina, anche quando accessi ed ascensori avrebbero permesso di porre lo snodo verso i treni in corrispondenza del primo vagone.

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