Sulla nuova legge elettorale ci sarà lo scontro frontale tra Walter e Romano

da Roma

«Le riforme si fanno con tutti, non esistono interlocutori privilegiati». Così martedì scorso Palazzo Chigi ha cercato di smontare un ipotetico asse Berlusconi-Veltroni sulla legge elettorale. Il problema è il modello da seguire ma è chiaro che Pd e Pdl puntano a una riforma che renda ininfluenti le estreme e faciliti la governabilità. Proprio quelle estreme che consentono a Prodi di continuare a fare il premier. Veltroni fa il gioco delle tre carte e anche ieri ha detto che il sistema tedesco (che piace alla Cosa rossa e ai partitini centristi) «va benissimo». Ma c’è un «però», perché bisogna dar vita a un «bipolarismo virtuoso».

Che tradotto dal politichese potrebbe anche significare una strenua difesa del cosiddetto Vassallum, ossia metodo proporzionale e moltiplicazione dei collegi tali da introdurre una soglia di sbarramento molto alta e favorire i partiti più forti (Pd e Pdl). Il sindaco di Roma, in attesa dell’incontro di venerdì con il Cavaliere, continuerà a mediare, ma sa bene che più dura la permanenza di Prodi a Palazzo Chigi più perderà smalto la sua immagine di innovatore.

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