Per il suo "erede" Formigoni benedice le primarie Pdl

La Lega rivendica il Pirellone ma An e il governatore frenano. Il presidente si attene oltre il 40% dei voti per il centrodestra in Lombardia

C’è una partita lombarda che si gioca insieme alle politiche di oggi e domani ed è la scelta di chi sarà candidato a guidare la Regione. La Lega ha già rivendicato il successore di Roberto Formigoni, ma quel che accadrà è tutt’altro che deciso. Il governatore ha ripetuto più volte di essere disponibile ad andare a Roma a patto di avere un ruolo di sostanza e ancora adesso ripete che userà il weekend, le proiezioni e i risultati per riflettere. «Mi pongo due obiettivi - il pensiero di Formigoni -: garantire che l’esperienza della Lombardia vada avanti, che ci sia la conferma di questa volontà e di questo metodo. Contemporaneamente il nostro desiderio è portare la Lombardia in Italia. Vedremo quale è il luogo migliore per realizzare entrambe le condizioni. È una decisione ancora non presa».
Si parla però già di primarie per scegliere il successore. L’idea è stata lanciata da Ignazio La Russa e non dispiace neanche a Formigoni, che lo ripete ai suoi: «Le primarie sono un’idea possibile, utile, molto bella. Adesso arriviamo sereni a vincere queste elezioni, non creiamo divisioni, poi ci sarà tempo per parlarne. Certamente sarebbe un passo importante». Formalmente il presidente della Regione non esclude di restare: «In senso stretto potrei correre anche per un terzo mandato, anche se Berlusconi mi ha invitato a capeggiare la lista al Senato e abbiamo parlato di un mio posto di responsabilità». La Russa nel contesto del Popolo della libertà ha qualche chance in più che da semplice candidato di An. «Una candidatura legittima - l’ha definita Formigoni - ma si deciderà tutti insieme e con Berlusconi».
Il Carroccio è pronto a partire alla rincorsa. Umberto Bossi anche nel giorno del comizio conclusivo ha insistito nello spingere un leghista alla guida della Regione: «Senza la Lega non si governa. La gente in Lombardia sostiene chi vuole il federalismo ed è per questo che in Lombardia andrà un leghista. In qualsiasi modo la Lombardia va a un leghista». Secondo Bossi, le primarie sono «un’idea di chi non ha i voti» ma neppure il leader del Carroccio le esclude. Il nome più gettonato è l’ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ma restano le opzioni Roberto Maroni e Rosy Mauro. Molto dipende da quale sarà il risultato elettorale della Lega in Lombardia, da quanto i senatori lumbard saranno determinanti per garantire la governabilità e da quali scenari nazionali si apriranno nel caso l’assegnazione dei seggi di palazzo Madama apra la strada a rimescolamenti nelle coalizioni.
Forza Italia si aspetta un risultato particolarmente buono del Pdl in Lombardia. Formigoni dice da un po’ che si attende più del 40 per cento dei voti e nella sua campagna elettorale ha molto insistito sui temi della cosiddetta questione settentrionale, con lo slogan «più Lombardia fa bene all’Italia» e la convinzione ribadita che «non c’è nessuno che ama il Nord più di noi». Il governatore ha molto insistito su Malpensa, sulle infrastrutture, sul federalismo fiscale e differenziato. È il «modello lombardo», proposto uno Stato che costi meno, abbassi la pressione fiscale e dia più libertà di scelta, come nella sanità e nella scuola.

Ecco perché «la Lega è un alleato importante ma l’asse principale siamo noi del Pdl e senza di noi non si va nessuna parte». E il governatore insiste che «non è affatto detto che il prossimo presidente della Lombardia sarà leghista. Noi abbiamo più del doppio dei voti e in democrazia conta il consenso popolare».

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