Un super prefetto contro le cosche della Calabria

Il ministro Pisanu: «Mandare l’esercito avrebbe avuto solo un effetto psicologico. Le nuove misure invece hanno ampio respiro»

Francesca Angeli

da Roma

Un prefetto con poteri speciali, il vicecapo della polizia Luigi De Sena. Una strategia di contrasto articolata su sei fronti: controllo del territorio; intensificazione dell’attività investigativa affidata a una squadra con poteri speciali; sinergie con le polizie internazionali per la lotta al traffico di droga; sinergie con le altre procure, in particolare con chi opera in Sicilia; potenziamento del servizio di intelligence in loco; scioglimento delle amministrazioni locali inquinate.
La ’ndrangheta ha alzato brutalmente il tiro con l’omicidio del vicepresidente della Regione, Francesco Fortugno e ora il governo risponde con una serie di misure che il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, definisce «non temporanee ma di vasto respiro e di lunga durata» e che non prevedono l’impiego dell’esercito. «Sarebbe una misura di un certo effetto psicologico ma senza effetto pratico», spiega il ministro che ritiene più giusto impiegare forze altamente specializzate. Poteri speciali dunque a De Sena, considerato tra i migliori investigatori d’Italia. Il suo posto viene invece preso dal prefetto Alessandro Pansa. «Conosco bene la Calabria perché l’ho frequentata- dice De Sena -. Abbiamo fatto buoni lavori con l’autorità giudiziaria locale, con la Procura nazionale antimafia, con la Dia e la Direzione centrale dei Servizi antidroga. Ci sarà un impegno corale per alzare il livello qualitativo di contrasto alla ’ndrangheta».
E il responsabile del Viminale aggiunge che «non verrà lasciato nulla di intentato, per chiarire ogni circostanza ed accertare ogni responsabilità». È proprio su proposta di Pisanu che ieri il Consiglio dei ministri ha nominato De Sena prefetto di Reggio Calabria, «con l’incarico di coordinare le attività di sicurezza e di lotta alla criminalità organizzata in Calabria».
Il piano d’azione del governo, aggiunge «è un’iniziativa di vasto respiro che investe tutto il territorio calabrese ed è destinata a durare a lungo nel tempo». Sono sei i fronti sui quali lo Stato intende combattere la sua battaglia per la legalità in Calabria. La prima linea d’intervento «prevede l’intensificazione dei dispositivi di controllo e sorveglianza con particolare attenzione alla Locride» dove, spiega Pisanu, sono già state inviate aliquote di personale altamente specializzato della polizia, dei carabinieri e della guardia di Finanza. In secondo luogo «al fine di aggredire le ricchezze illecite accumulate dalle ’ndrine locali, è stata inviata in Calabria una squadra di investigatori della Dia che potrà operare con speciali poteri di accesso e accertamento presso banche e altri istituti di intermediazione finanziaria». Nel mirino della squadra speciale gli appalti pubblici relativi alle grandi opere come il ponte sullo Stretto, e la confisca dei beni.
La terza linea di intervento punta al contrasto del traffico di droga. «Sorveglianza su tutte le operazioni in Italia e all’estero in cui siano coinvolti esponenti della ’ndrangheta - dice Pisanu -. Verranno quindi potenziati i collegamenti con le polizie straniere». Al quarto posto la collaborazione con tutti gli uffici giudiziari con una strategia già messa a punto in un incontro col procuratore generale Antimafia, Pietro Grasso. Al quinto punto il potenziamento e l’orientamento delle forze di informazione sul territorio calabrese. Infine, aggiunge Pisanu, «la tutela degli amministratori calabresi oggetto di intimidazioni violente e sistematiche» mettendo sotto controllo, allo stesso tempo, «le amministrazioni sospette di collusioni o di inquinamento mafioso».

Le amministrazioni comunali che risultassero inquinate saranno subito sciolte. Tutto il personale specializzato che verrà impiegato nelle operazioni non sarà calabrese per evitare condizionamenti da parte dell’ambiente locale.

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