Con un abile manovra tattica Angela Merkel è riuscita a far passare l'apertura a sinistra del partito cristiano-democratico, evitando la rivolta della parte più conservatrice della Cdu.
Al termine della due giorni dei vertici del partito riuniti a Berlino, nella risoluzione finale l'impegno a difendere i valori dell'elettorato cattolico «fedele e tradizionale» è stato spostato al primo posto, mentre nella bozza di apertura dei lavori figurava solo al quarto, dopo il recupero dei voti finiti al partito liberale nelle elezioni per la Cancelleria dell'autunno scorso e il tentativo di conquista dei sostenitori del partito socialdemocratico e dei Verdi. La prospettiva politica fissata fino al 2013 prevede adesso di «legare al partito gli elettori tradizionali e di conquistarne di nuovi. Le elezioni si vincono al centro». Dopo la ripetuta sottolineatura dell'attaccamento ai valori cristiani, nel documento finale è scritto che l'attenzione della Cdu deve essere rivolta anche a quelle fasce di elettori che «non trovano risposte soddisfacenti negli altri partiti». Le concessioni fatte all'ala destra del partito appaiono comunque di natura tattica, mentre sul piano reale continua la svolta socialdemocratica adottata da anni dalla Merkel, che alle elezioni per la Cancelleria ha regalato però alla Cdu un magro 33,8%, il peggior risultato dalla fondazione della Bundesrepublik nel 1949.
Il momento della verità per la Merkel arriverà il 9 maggio prossimo, quando si svolgeranno le elezioni regionali nel Nordreno-Westfalia, il più industrializzato e popoloso Land tedesco con oltre 18 milioni di abitanti. Cinque anni fa il governatore Juergen Ruettgers era riuscito clamorosamente ad espugnare questa roccaforte socialdemocratica, formando un governo insieme ai liberali della Fdp, ma se tra quattro mesi l'impresa di mantenersi al potere non gli riuscisse, a trovarsi nei guai sarebbe proprio il cancelliere, sul quale ricadrebbe la responsabilità di un'eventuale disfatta. Intanto il 17 gennaio si svolgerà l'atteso vertice tra la Merkel, il leader liberale e ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, ed il presidente della Csu bavarese, Horst Seehofer, per risolvere la diatriba dei promessi alleggerimenti fiscali di 24 miliardi di euro, fatti inserire da Westerwelle nell'accordo di governo, ma bocciati come irrealistici da Seehofer.
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