Tagliò la lingua all’alunno vivace: maestra condannata a due mesi

Per il giudice è stato un incidente. La difesa: «Cacciata da scuola come un’appestata». Ma potrà ancora insegnare

Tagliò la lingua all’alunno vivace: maestra condannata a due mesi

Per l’accusa, «era stato un atto volontario». Per la difesa, invece, «si era trattato di un fatto accidentale». L’episodio, quello, resta inequivocabile. Rosa S., supplente di 23 anni in una scuola elementare di Milano, il 20 febbraio dell’anno scorso aveva ferito alla lingua un alunno tunisino di 7 anni con un paio di forbici. Ieri, la sentenza. Il giudice monocratico Laura Cairati della seconda sezione penale ha condannato l’insegnante a due mesi di reclusione, derubricando il reato da lesioni volontarie a lesioni colpose. La pena è stata sospesa, e la non menzione nel casellario giudiziario permetterà alla ragazza di tornare a insegnare.
Dopo la lettura del dispositivo, il pubblico ministero Marco Ghezzi - che aveva chiesto una condanna a 4 mesi contestando anche l’aggravante dell’abuso di ruolo - si è detto «stupito per la sentenza». Per questo, «aspetterò di leggere le motivazioni, e se non mi convinceranno ricorrerò in appello». «L’insegnante era in aula da sola con i bambini - è stata la ricostruzione della vicenda fatta dal pm nel corso della requisitoria -. Mentre la maestra stava lavorando con un altro bambino, Kalid (la vittima, ndr) disturbava. Era un bambino vivace e molto attivo. La maestra gli ha chiesto di stare zitto ma lui continuava a disturbare, così gli ha detto che se non avesse smesso gli avrebbe tagliato la lingua. Il bambino ha raccolto la provocazione, si è avvicinato e ha tirato fuori la lingua». A quel punto, ha proseguito Ghezzi, «la maestra pacificamente ha sforbiciato l’aria e già questo è un comportamento quantomeno gravemente imprudente». «Ciò che qui conta - ha poi aggiunto - è l’affermazione del principio che nei confronti dei nostri bambini che affidiamo alle istituzioni pubbliche e alle insegnanti è doveroso non infliggere lesioni. Chiunque, genitori e no, deve pretendere che queste cose non avvengano».
Diversa la ricostruzione del legale dell’insegnante, l’avvocato Gaetano Lipiani, che aveva chiesto l’assoluzione per la sua assistita. «Il bambino le si è avvicinato e forse sbadatamente è inciampato e caduto sulle forbici. Questa è un’insegnante benevola, buona con i bambini, brava. Come facciamo a dire che improvvisamente è impazzita e ha tagliato la lingua a un bambino?». Dopo l’incidente, la ragazza - che è uscita dall’aula in lacrime - «è stata immediatamente allontanata dalla scuola come un’appestata, è stata sospesa nonostante le colleghe la difendessero. È una situazione psicologica pesantissima per una giovane di 20 anni». In ogni caso, «siamo soddisfatti della derubricazione del reato anche se siamo convinti che si sia trattato di un fatto accidentale».
Una tesi, quella dell’«incidente», accolta quindi dal giudice, che ha inoltre stabilito un risarcimento per le parti civili, il bambino e la madre, e una provvisionale complessiva di 7mila euro. E proprio l’avvocato di parte civile, Piero Porciani, ha teso una mano all’imputata. «È una sentenza equa - ha commentato il legale al termine dell’udienza -, che non ha inflitto un peso troppo grosso nei confronti della maestra.

Devo dire comunque che se un domani dovessi avere un figlio non lo manderei volentieri da lei. Ma devo anche aggiungere che sono solidale con l’imputata, di soli 23 anni, che si è trovata in una vicenda più grossa di lei». «Mi auguro - ha concluso - che la mamma del bambino un domani la perdoni».

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