Tagli al petrolio, Ue e Germania si schierano contro la Russia

Il cancelliere Merkel: «Così Mosca distrugge la fiducia». Il 21 vertice con Putin. Barroso: il blocco delle forniture è «inaccettabile»

da Milano

«Non è così che si può costruire una cooperazione impostata davvero sulla fiducia. Quando vi sono delle difficoltà, il minimo che si possa fare è avviare consultazioni. La Russia è senza dubbio un partner molto importante e strategico per l’Europa, ma ciò non fa che distruggere la fiducia»: il cancelliere tedesco (e nuovo presidente di turno Ue) Angela Merkel non ha nascosto ieri il proprio disappunto per la decisione russa di bloccare l’invio di petrolio attraverso l’oleodotto che, attraverso la Bielorussia, rifornisce oltre alla Germania, anche la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. La Merkel affronterà la questione nell’incontro che avrà il 21 dicembre a Mosca con il presidente russo Vladimir Putin. E anche il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso, ha definito «inaccettabile» la decisione di interrompere le forniture e ha parlato di comportamento «inquietante». Ma Mosca e Minsk ieri non hanno trovato alcun accordo.
La decisione di Putin di non utilizzare l’oleodotto Druzhba dopo lo scontro con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko che ha messo una tassa di 45 dollari per ogni tonnellata di petrolio russo che transita attraverso il suo Paese, sta provocando contraccolpi soprattutto politici, oltre che economici. In un sondaggio pubblicato ieri in Germania, la maggioranza dei tedeschi (il 71%) ha dichiarato di ritenere eccessiva la dipendenza del Paese dal petrolio e dal gas importati dalla Russia. Per domani mattina il commissario Ue per l’Energia, Andris Piebalgs, ha convocato una riunione del Gruppo di approvvigionamento del petrolio composto da esperti e tecnici della Commissione a cui potrebbero partecipare rappresentanti dell’industria.
Putin, da parte sua, ha cercato di rassicurare gli europei, affermando che farà «tutto il possibile per garantire gli interessi dei consumatori occidentali», ma ha anche aggiunto di avere il diritto di usare «misure per proteggere l’economia russa, in ogni aspetto delle relazioni con i nostri partner, soprattutto la Bielorussia». Putin ha anche sottolineato che Minsk paga il prezzo del gas «più basso di tutta la Comunità di Stati indipendenti (l’ex Urss, ndr). La Polonia paga 270 dollari per mille metri cubi» contro i 110 della Bielorussia. D’altra parte il ministro russo dell’Energia, Viktor Khristenko, ha detto che il petrolio potrà trovare vie alternative alla Bielorussia, ma solo nel «medio termine». «Mosca non intavolerà nuove trattative con la Bielorussia finchè Minsk non revocherà le commissioni di transito sulle importazioni di petrolio dalla Russia verso l'Europa» ha annunciato il ministro russo per lo Sviluppo economico, German Gref, al termine dell'incontro con il vice premier bielorusso, Andrei Kobyakov, conclusosi con un nulla di fatto: «Non ho notizie particolari su un'eventuale risoluzione dei nostri problemi» ha detto Gref. Il braccio di ferro tra Mosca e Minsk, dunque, continua. E il messaggio inviato da Putin al governo bielorusso è chiaro: Mosca è in difficoltà con l’Europa, ma non cede ed è pronta a farla pagare al debole vicino.


Intanto in Germania le raffinerie continuano a lavorare senza problemi nonostante l’interruzione delle forniture russe: al momento gli impianti dell’est attingono alle riserve. Nella stessa situazione si trovano anche la Slovacchia e la Repubblica Ceca che dispongono di riserve per 70 e per 102 giorni.

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