Tagli alla sanità privata: sei mesi senza convenzioni

L’avviso a pagamento, pubblicato sui quotidiani, recita un imbarazzato: «Scusate, cari pazienti, ma la Regione Lazio consente di curarsi soltanto da gennaio a maggio». Tra qualche giorno, quindi, per tante strutture sanitarie private, non sarà più possibile erogare le prestazioni di chirurgia ambulatoriale, analisi di laboratorio e radiologia, in convenzione con il servizio sanitario regionale. «Per assicurare comunque il servizio abbiamo deciso di applicare un “tariffario sociale” accessibile a tutti» spiega Antonio Del Vecchio, direttore sanitario di Meta Medica, una delle strutture convenzionate. Si prospetta, quindi, una stagione decisamente calda per la sanità del Lazio, ereditata dalle decisioni del «piano di rientro» del deficit sanitario regionale. Spiega Del Vecchio: «Il piano, inseguendo l’errata logica del taglio economico indiscriminato, ha stabilito un budget di spesa per ogni struttura convenzionata, oltre il quale non rimborsa più». Questa somma è risultata decisamente insufficiente, dato che quasi tutte le strutture convenzionate hanno già esaurito i fondi: «La Regione, quindi, non ci permette di erogare le prestazioni in convenzione per tutto l’anno ma solo per sei mesi». Il problema evidenziato è che «viene negata così la libertà di scelta del cittadino su dove effettuare le prestazioni sanitarie». La soluzione sarebbe infatti il servizio pubblico, con i lunghissimi tempi di attesa nelle liste, o il servizio privato a pagamento, per chi può permetterselo. «La situazione può diventare drastica, nel momento in cui anche strutture che accolgono disabili o che praticano particolari interventi per malati cronici, si trovano di colpo private di metà dei fondi a disposizione - lamenta il direttore sanitario -. Il problema, poi, riguarderebbe anche la possibilità di licenziamento per migliaia di dipendenti del settore privato accreditato».

Per prevenire questi disagi, d’accordo con l’iniziativa delle associazioni di categoria Anisap e FederLazio, le strutture convenzionate «hanno scelto la via della responsabilità applicando il “tariffario sociale”. Aspettiamo che la Regione faccia altrettanto, rivendendo la politica dei finanziamenti e degli sprechi nell’interesse esclusivo della salute dei cittadini».

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