Roma«Targhe alterne» per i talk show in Rai (una settimana anti Cav, laltra pro Cav), responsabilità civile e penale che ricade sui conduttori, divieto di tornare in video per i primi due anni dalla fine del mandato politico, doppio opinionista o anche doppio conduttore per equilibrare lofferta informativa, stretta su servizi, grafici e schede video troppo di parte. Sono queste le novità principali contenute nella bozza di indirizzo sul pluralismo e limparzialità in Rai portata dal Pdl in Vigilanza. Ma è soprattutto la prima a rinfocolare lo scontro politico sul servizio pubblico.
Il testo presentato da Alessio Butti, capogruppo Pdl nella commissione bicamerale, è levoluzione del precedente documento (già attaccato dallopposizione) formulato per «raddrizzare» lorientamento politico degli approfondimenti politici in Rai, troppo sbilanciati a sinistra secondo la maggioranza. La soluzione individuata dal Pdl sarebbe unalternanza, da una settimana allaltra negli stessi spazi tv, tra conduttori di sensibilità politica differente. Butti lo spiega così: «Una settimana Floris e Santoro, in quella successiva altri due conduttori di area diversa. Da anni, da martedì a giovedì la prima serata è appaltata a Floris e a Santoro. Noi auspichiamo il pluralismo perché oggi siamo otto a zero, al massimo otto a uno» contando il programma di Gianluigi Paragone in terza serata il venerdì. «Se Santoro e Floris non ci stanno - dice Butti -, che lavorino anche destate. Non capisco perché paghiamo il canone tutto lanno e i programmi di approfondimento vengano sospesi in estate. I talk show anche destate».
Le risposte non si sono fatte attendere, anche da uno dei diretti interessati, Michele Santoro, che ha evocato il «Minculpop», «con gerarchi che assomigliano alle caricature dei fascisti». Anche da Pd, Udc e Idv è arrivata una bocciatura quasi totale del documento, definito dai Democratici «una clava per colpire qualcuno», una «censura», anche se migliorativo - riconosce il Pd - rispetto al vecchio testo.
Diversa invece è la posizione del presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli (in quota centrosinistra), che ha parlato di «passi in avanti» della maggioranza nel testo sul pluralismo tv, criticando lopposizione, che non ha saputo andare oltre «lirricevibilità» della bozza. «Ma quali sono i punti irricevibili?», ha chiesto Zavoli, per il quale «il silenzio di alcuni oggi mi conferma il sospetto che non si voglia arrivare ad una soluzione condivisa».
In effetti non è ben chiaro quali proposte verrebbero considerate «ricevibili» dallopposizione, se la questione sul tavolo (pareggiare la quota che nelle prime serate detengono Santoro e Floris) viene respinta a prescindere, come tentativo di «bavaglio», dal centrosinistra. Sarà difficile uscirne, se non probabilmente in modo unilaterale. La sensazione di una distanza incolmabile è quella che ha Davide Caparini capogruppo della Lega, secondo cui è evidente che «le finalità sono profondamente diverse: noi vogliamo ripristinare un minimo di equilibrio mentre alla sinistra la situazione va bene così comè». Il tono dei commenti in effetti racconta questo: si va dal Pd che dice «il centrodestra ha perso il lume della ragione» al Pdl che trova «inspiegabile lopposizione al pluralismo in Rai».
Anche altre norme proposte dal Pdl susciteranno la stessa reazione. Come quella per cui «è indispensabile garantire, laddove il format della trasmissione prevede lintervento di un opinionista a sostegno di una tesi, uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali». O lauspicio che la Rai «studi e sperimenti format che prevedano la presenza in studio di due conduttori di diversa formazione culturale». O linvito a evitare luso «linterpretazione, a opera di attori professionisti, delle conversazioni telefoniche intercettate (qui si parla di Annozero).
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