Cronache

TANTE PAROLE AL VENTO

Errori ed equivoci, assai gravi hanno introdotto nel dibattito sulla moschea la professoressa Vincenzi e don Andrea Gallo, uniti da allori e salamelecchi nella settimana della limacciosa alluvione di parole al vento della loro città dei diritti. Vorrei solo, sobriamente, indicarli al dibattito che la città deve fare prima di dire NO a tale grave pericolo per la sua dignità e libertà.
1. La moschea, dicono i due, è stimolo al dialogo e all'integrazione culturale. Al contrario i liberi islamici in occidente sanno che la moschea li chiama alla segregazione culturale, per evitare il contagio del corrotto mondo pagano e cristiano, per prepararli al proselitismo prima e alla conquista piena al momento fatidico della santa guerra. Chi vuole la libertà degli islamici, soprattutto delle donne, spiate, controllate, costrette al velo e al da altre forme di separazione dagli «infedeli», deve mantenere nel piano del diritto privato la loro volontà anche associata di preghiera. La moschea non è infatti solo luogo di preghiera ,ma simbolo dell'unità universale della umma, della comunità universale dei fedeli.
2. Nel dialogo ,dicono le due voci bianche della scadente cultura laica e cattolica genovese, la moschea garantisce libertà di culto nell'ambito costituzionale e legale dell'Italia. È falso, per due motivi. Intanto perché nel regime concordatario previsto dall'art.7 della Carta, i culti di religioni diverse dalla cattolica sono regolati da intese bilaterali. La religione cattolica nel nostro paese gode di Trattato internazionale 1929, concordato privilegiario (cappellani, scuole cattoliche, 8x1000 etc,) e convenzione finanziaria. Interno ora del 1984-governo Craxi. Finora neppure la sinistra dell'Ynuine ha ancora osato ledere tale situazione privilegiata della chiesa cattolica. Per ora le intese son ferme al rifiuto dell'Ucoi fondamentalista di accogliere l'integrazione subordinata alla legge italiana. La «nuova» associazione di Salah Hussein è fragile foglia di fico cosa di fronte alla diritto coranico e solo a Genova, da Pericu alla Vincenzi, in continuità di stagione, si pensa che un islamico possa rinunziare alla preminenza del Corano su ogni altra legge umana. Don Gallo credo che non conosca una sola riga del Corano e i suoi consiglieri-velinari sono i promotori della babele ecumenica interreligiosa che nulla ha in comune con la fede in Cristo Figlio di Dio Unigenito.
3. La libertà di preghiera, lo sanno tutti, è a Genova garantita da due tre decine di sedi, che se non intralciano traffico e legalità non hanno alcuna pressione, (..

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