Tanti chirurghi sulle barricate nel «Grey’s anatomy» italiano

Da domani «Terapia d’urgenza» girato e ambientato a Milano

da Roma

Un’équipe di quindici medici, tirocinanti e paramedici, raccontati nelle ambizioni professionali e nelle aspirazioni private, al lavoro in un movimentato pronto soccorso milanese: è Terapia d’urgenza, la nuova serie in diciotto puntate che arriva domani su Raidue in prima serata.
Terapia d’urgenza punta sull’umanità dei protagonisti, sugli stress fisici ed emotivi più che sui particolari delle attività mediche, ma anche su vicende della realtà quotidiana, l’emarginazione, l’alcolismo, l’anoressia, la droga. C’è il primario sicuro ed esigente (Cesare Bocci); il chirurgo tutor degli specializzandi, burbero almeno all’apparenza (Rodolfo Corsato); la donna chirurgo che gli fa da contraltare con la disponibilità e la dolcezza (Antonella Fattori); la capo infermiera molto efficiente e precisa (Daniela Scarlatti); la dottoressa (Milena Miconi) che porta scompiglio nelle vite dei colleghi (Sergio Muniz e Marco Basile).
Con Terapia d’urgenza, ispirata alla serie spagnola Hospital Central (25-26% di media di share su Telecinco), la Rai è tornata a produrre fiction a Milano - in linea con la missione affidata in particolare a Raidue - a 27 anni da Storia di Anna, lo sceneggiato di Salvatore Nocita con Laura Lattuada. Tre anni di preparazione, nove mesi di lavorazione e riprese, 150 persone impegnate quotidianamente negli studi di via Mecenate, un teatro di posa di 1.500 metri quadrati sui quali è stato costruito ex novo un ospedale con 29 ambienti diversi. Durante la lavorazione è tragicamente morto uno stuntman, Niccolò Ricci, e proprio a lui la rete, la produzione e il cast hanno voluto dedicare il progetto: «Era uno dei più bravi - ha sottolineato il capostruttura di Rai Fiction Francesco Nardella - e per una tragica fatalità è morto durante uno dei casi più semplici che era abituato ad affrontare nel suo lavoro».


Se Raidue è pronta a scommettere sul successo della serie («L’abbiamo coccolata e adeguatamente promossa, anche durante le Olimpiadi», dice il direttore Antonio Marano, sottolineando «la forza del linguaggio e del ritmo»), a Rai Fiction stanno già scrivendo il seguito, annuncia Nardella, che non si lascia però trascinare nella polemica sollevata dall’Ordine dei medici contro l’assenza della figura del medico di famiglia nel racconto tv: «Non possiamo raccontare tutto. Altrimenti faremmo come il cartografo del racconto di Borges che deve disegnare una mappa grande quanto il mondo».

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