Massimo Malpica
Simone Di Meo
Napoli Angela Devenuto, moglie di Gianpaolo Tarantini, ha lasciato il carcere di Pozzuoli, dov’era detenuta dall’altro ieri, per i domiciliari. Il provvedimento è stato emesso dal gip Primavera, su parere positivo dei pm, essendosi affievolite le esigenze cautelari a suo carico. Dunque, come già anticipato dal Giornale ieri, la misura restrittiva nei confronti della donna dev’essere parsa allo stesso gip che l’aveva firmata assolutamente sproporzionata rispetto agli indizi di colpevolezza emersi a suo carico a parere dei magistrati. Dunque, da ieri sera alle 22 la donna ha fatto ritorno alla sua abitazione romana, dove l’aspettano i figli di due e sette anni.
Analogo provvedimento è stato richiesto anche nei confronti dell’imprenditore pugliese dagli avvocati Alessandro Diddi e Ivan Filippelli al termine dell’interrogatorio di garanzia da entrambi definito «soddisfacente». Un faccia a faccia durato oltre tre ore, nel corso del quale Tarantini ha di fatto accusato il direttore-editore dell’Avanti, Valter Lavitola, di averlo truffato intascando 400 dei 500mila euro che il premier Silvio Berlusconi gli aveva prestato, dopo un incontro del marzo 2011 a Villa San Martino. Soldi che, ha ribadito Tarantini nel corso dell’interrogatorio, non puzzavano di ricatto o di estorsione, ma che rappresentavano un gesto di liberalità del Cavaliere nei suoi confronti, per consentirgli di intraprendere un’attività imprenditoriale e riprendersi da una situazione finanziaria che l’imprenditore pugliese ha definito asfissiante per sé e la sua famiglia e, in particolare, per il fratello, nei cui confronti Tarantini nutre un forte sentimento di responsabilità per averlo trascinato nell’inchiesta barese sulle escort.
Tarantini, sottolineando che il mezzo milione di euro avrebbe dovuto considerarsi un prestito che aveva intenzione di restituire, ha più volte mosso precise accuse nei confronti di Lavitola (che ora si troverebbe a Panama, dopo una permanenza di qualche mese in Brasile, dopo essersi sottratto alla cattura) sia per quanto riguarda l’appropriazione del denaro consegnato da Berlusconi sia per il «lavaggio del cervello» che gli avrebbe fatto a proposito di un presunto disinteresse del premier per le sue vicende processuali. Un «veleno», ha detto Tarantini, iniettato nel corso delle numerose telefonate intercettate sulle utenze sudamericane del giornalista latitante e che alla fine lo avrebbero quasi convinto che, effettivamente, Berlusconi lo avrebbe abbandonato.
Poco prima dell’inizio dell’interrogatorio, i pm hanno depositato altro materiale investigativo, tra cui le relazioni della Digos di Napoli (due delle quali già riportate dal Giornale ieri) e la richiesta di arresto redatta dai titolari del fascicolo (Greco, Woodcock, Piscitelli e Curcio). L’integrazione è servita, in particolare, a ricostruire il vorticoso giro societario riconducibile a Lavitola.
Ditte di diritto italiano e straniere, tra cui International press, Immobiliare italiana, Maremma srl, Empresa pesqueira de barra de Sao Joao e Vl Consulting.
I legali di Tarantini hanno comunque espresso la convinzione che la Procura possa decidere, d’ufficio o a seguito di apposita denuncia, di aprire un ulteriore fascicolo a carico del giornalista per truffa ai danni dell’imprenditore pugliese o per appropriazione indebita.
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