Tassisti in carosello a tutto clacson. La piazza: "Walter santo subito"

Cori, striscioni e la città intasata dalla folla. L’ironia su Veltroni "killer" di Prodi, Unione e Rutelli. In mano alla statua di Marco Aurelio spunta la bandiera tricolore

Roma - Scende la sera tra i clacson impazziti dei taxi romani, i primi a esultare per la vittoria di Alemanno quando ancora il verdetto delle urne era da prendere con le pinze. Il tramonto colora il cielo sopra il Campidoglio, mentre i fumogeni rossi dei ragazzi di Azione giovani che salgono la scalinata provvedono a illuminare la piazza michelangiolesca, e tra bandiere di An e di Forza Italia vincono i tricolore, e si canta l’inno di Mameli.

Sembrano i mondiali, sono solo le comunali. «Ma è un risultato storico, una rivoluzione politica», chiosa raggiante Maurizio Gasparri, tra i primi a salire sul colle quando la festa sta per cominciare. Qualcuno mette una bandiera italiana in mano alla statua equestre di Marco Aurelio, mentre a fare da colonna sonora a una vittoria che due anni fa sembrava impossibile sono gli slogan. «Roma libera» va per la maggiore, e quando il neosindaco Alemanno si divincola dall’abbraccio entusiasta del suo comitato e mette piede in Campidoglio da sindaco in pectore, si scatenano gli sfottò per l’ex padrone di casa: «Dacci le chiavi, Veltroni dacci le chiavi». La calca è pazzesca, l’organizzazione precaria, i commessi all’ingresso stoppano cronisti, telecamere e militanti, costringendo tutti a cercare una strada alternativa attraverso la piazza intasata di colori e urla.
«È rabbia, è amore, è Roma tricolore», scandisce un gruppetto di ragazzi così giovani che immaginarli al voto riesce difficile. Un signore anziano, fazzoletto di An al collo, si commuove mentre la «corrente umana» lo porta a spasso: «Sembra un sogno, abbiamo preso Roma». Alemanno, poco distante, ripete che sarà sindaco di tutti i romani, di tutta la città. Qualcuno, giù in piazza, dopo lustri di opposizione, però, si concede un po’ di spirito di rivalsa: «Veltroni, a lavorare».
Non si vedono «braccia tese» nostalgiche, anche se qualcuno non resiste alla battutaccia: «Era dal ’22 che Roma ci sfuggiva». Spunta uno striscione enorme: «Veltroni con le primarie ha fatto cadere il governo Prodi, con le elezioni politiche ha cacciato i comunisti dal Parlamento, candidando Rutelli ha perso Roma: Walter santo subito».

E Rutelli? Il grande sconfitto del ballottaggio di ieri sembra già cancellato, dimenticato. Con lui ce l’hanno soprattutto i tassisti di Roma. «Sono di sinistra, due settimane fa ho votato Bertinotti, ma se pensavano che avrei scelto Cicciobello si sbagliavano di grosso, il tafazzismo lo lascio a loro», commenta Sandro, in piazza Venezia, mentre la folla giubilante sciama via dal colle capitolino.
Ma la festa di Alemanno ha anche la faccia sorridente di Alfredo Antoniozzi, candidato alla presidenza della Provincia, sconfitto per un pelo da Zingaretti, ma radioso. «Stasera - spiega l’azzurro - ho pensato come mi sarei sentito se io avessi vinto e Gianni avesse perso. Non ho dubbi: sarei stato più triste, invece sono felice, felicissimo».

La gioia esplode anche dentro il palazzo Senatorio. Nell’aula Giulio Cesare «invasa» pacificamente nasconde a stento la soddisfazione il presidente della Lazio, Claudio Lotito: «Quando un’amministrazione non interpreta i desiderata dei cittadini serve l’alternanza per attuare il cambiamento». Intanto il neosindaco è stanco come se avesse corso una maratona. Parlando nella sala delle Bandiere di questa vittoria che «era nell’aria da tempo» ma la cui misura è stata «al di là delle previsioni» assicura che la sua squadra sarà «di altissimo profilo, come merita questa città», e che non disdegnerà di pescare anche fuori dalla politica. Dalla finestra aperta sulla piazza intanto continuano ad arrivare gli slogan su «Roma libera», insieme alla puzza dei bengala. La first lady Isabella Rauti si affaccia. «Questo risultato è il grido di Roma che vuole cambiare - sospira -. Ora abbiamo la grande responsabilità di dare risposte alle aspettative, alle speranze, alla voglia di rinnovamento che la città ci ha affidato. Tutto questo due anni fa sembrava un sogno».

«Ora dimostriamolo, come si governa la capitale», spiega Claudia, «22 anni di

età, 22 anni di militanza», sottolinea orgogliosa. Alemanno si infila nell’Alfa grigia e lascia il Campidoglio. «Tanto ritorna qui, dove scappa?», urla un ragazzo nel megafono: «La festa continua, stanotte non si dorme».

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